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Matteo Materazzi contro la SLA: “Non muove più le gambe”. La moglie lancia una raccolta fondi per salvargli la vita

Il fratello dell’ex campione del mondo Marco Materazzi sta lottando contro una rara e aggressiva forma di SLA. L’obiettivo è finanziare una terapia sperimentale negli Stati Uniti.

Matteo Materazzi contro la SLA: “Non muove più le gambe”. La moglie lancia una raccolta fondi per salvargli la vita

Una tragedia silenziosa, fatta di coraggio, dolore e speranza. Matteo Materazzi, fratello di Marco e figlio dell’ex allenatore Beppe Materazzi, sta affrontando una delle più devastanti patologie neurodegenerative conosciute: la SLA (sclerosi laterale amiotrofica). La diagnosi è arrivata a settembre 2024, ma i primi segnali si erano manifestati mesi prima, quando Matteo – agente di calciatori e padre di due ragazzi di 16 e 19 anni – aveva cominciato a zoppicare, convinto si trattasse solo di un problema alla schiena.

Il racconto della moglie: “In pochi mesi è finito in carrozzina”
A rendere pubblica la vicenda è stata la moglie Maura Soldati, attraverso una toccante testimonianza sulla piattaforma GoFundMe, dove ha anche lanciato una raccolta fondi per finanziare una terapia genetica personalizzata. Nelle prime ore sono stati raccolti oltre 25.000 euro, grazie a più di 120 donatori.

“A marzo 2024 Matteo inizia a zoppicare. Perde peso, fatica a camminare. Dopo molti esami senza esito, ad agosto cade spesso, cammina in modo rigido. Il 4 settembre arriva la diagnosi, e in pochi mesi perde l’uso delle gambe. Ora muove solo leggermente le mani. Anche il sistema respiratorio è stato colpito dalla malattia”, ha scritto Maura.

La speranza nella ricerca: servono 1,5 milioni di dollari
L’unica possibilità concreta per rallentare – o forse contrastare – la malattia è lo sviluppo di una terapia ASO (antisenso oligonucleotide), già sperimentata con risultati promettenti su alcune varianti genetiche della SLA (come le mutazioni SOD1 e FUS).

Ma la mutazione specifica che colpisce Matteo (legata alla proteina TDP-43) è particolarmente complessa, poiché coinvolge una proteina tossica ma anche funzionale alle cellule neuronali. Per questo motivo, la cura va personalizzata. Il contatto è già stato avviato con il Dr. Neil Shneider della Columbia University di New York, uno dei massimi esperti al mondo in questo tipo di approccio terapeutico.

“Per realizzare una terapia su misura servono 1,5 milioni di dollari. È una cifra enorme, ma necessaria non solo per aiutare Matteo, ma anche per offrire speranza a chi condivide la sua stessa mutazione”.

Una gara di solidarietà: il calcio risponde presente
Numerosi personaggi del mondo del calcio hanno già offerto il proprio contributo. Tra i primi donatori compaiono Gaia Lucariello (moglie di Simone Inzaghi), l’agente Edoardo Crnjar e Arianna Rapaccioni, vedova di Sinisa Mihajlovic, anche lui colpito da una grave malattia neurodegenerativa.

L’appello è chiaro: serve l’aiuto di tutti, perché la scienza ha fatto passi avanti, ma i costi per la ricerca personalizzata sono ancora fuori portata per molte famiglie. Questo il link della raccolta: Raccolta fondi di maura soldati : Una speranza per Matteo