Maura Soldati racconta la battaglia contro la malattia rara che ha colpito il marito Matteo. Un racconto doloroso ma lucido, in cui emergono la forza della famiglia, l’urgenza della ricerca e il legame ritrovato con il fratello Marco.
Matteo Materazzi, la SLA: il coraggio di una famiglia, l’amore di una moglie, il sostegno di un fratello
Il calvario di Matteo Materazzi, la voce della moglie: “Serve tempo, ma non sappiamo se lo avremo”
Da settembre 2024, la vita di Matteo Materazzi, 49 anni, agente FIFA e fratello dell’ex campione del mondo Marco Materazzi, è stata stravolta da una diagnosi devastante: sclerosi laterale amiotrofica (SLA). A raccontare pubblicamente il percorso di malattia e il dramma quotidiano che sta affrontando la famiglia è Maura Soldati, moglie di Matteo, in un’intervista al Corriere della Sera che lascia senza fiato per onestà e dolore.
“L’obiettivo è salvargli la vita e contribuire alla ricerca, anche per chi affronterà la stessa mutazione genetica in futuro”, spiega Maura, parlando anche dei rischi ereditari per i figli, stimati tra il 15 e il 20%.
L’inizio della malattia: una depressione, poi i primi segnali motori
I primi sintomi si sono manifestati sotto forma di una forte depressione, un cambiamento emotivo radicale che ha preceduto i segnali fisici. Matteo ha cominciato a zoppicare, a cadere spesso, a muoversi in modo innaturale. Si pensava inizialmente a un infortunio lieve, ma la realtà era molto più complessa. La diagnosi, arrivata grazie alla segnalazione dell’ex calciatore Claudio Marchisio e al supporto del Centro Nemo di Roma, è stata immediata: SLA.
“Non ha nemmeno dovuto fare esami clinici invasivi per avere la conferma”, racconta Maura.
La corsa contro il tempo: una terapia sperimentale e un obiettivo ambizioso
Da quel momento è iniziata una corsa contro il tempo. Matteo oggi ha perso l’uso delle gambe e delle braccia, e la malattia sta avanzando in modo molto rapido. L’unica possibilità concreta risiede nella realizzazione di una terapia personalizzata ASO per contrastare la mutazione genetica specifica da cui è affetto. Il contatto con la Columbia University e il dottor Neil Shneider, uno dei massimi esperti mondiali, è già stato avviato.
Ma il costo è altissimo: 1,5 milioni di dollari, e per sviluppare il trattamento servirebbe almeno un anno di tempo, che potrebbe non esserci.
Il sostegno della comunità e del mondo del calcio
Per sostenere questo percorso, Maura ha lanciato su GoFundMe la campagna “Una speranza per Matteo”, che ha subito avuto grande risonanza, raccogliendo oltre 150.000 euro in pochi giorni. Tra le donazioni anche una somma importante di 50.000 euro, proveniente da una figura del mondo del calcio che ha voluto restare anonima.
Il gesto, seppur inatteso, ha mostrato come anche legami non profondi possano generare grande solidarietà.
Il legame ritrovato con Marco Materazzi: “Lo sente ogni giorno”
Uno degli aspetti più toccanti del racconto riguarda il rapporto tra Matteo e il fratello Marco, ex difensore della Nazionale. I due avevano vissuto un allontanamento durato anni, ma la malattia ha riavvicinato i fratelli.
“Oggi si sentono quotidianamente. Anche se Marco ha una famiglia e molti impegni, è presente. Matteo è felice di questo, è come se si fossero ritrovati”, dice Maura.
Una famiglia unita nella lotta: “Io pragmatica, lui ottimista”
Maura, nel descrivere la reazione dei figli e la gestione del dolore in famiglia, dimostra una forza e una lucidità rare: “Sono stata diretta con i miei figli. Abbiamo pianto una settimana, poi ci siamo rialzati. Io sono pragmatica, lui è ottimista per natura”.
Un racconto che non indulge nella commiserazione, ma che restituisce la dignità e la complessità di un’esperienza umana profonda, fatta di amore, paura, resilienza e speranza.