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Andrea Carnevale: “Mio padre uccise mia madre. L’ho perdonato, ma poi mi aggredì e si suicidò”

Andrea Carnevale

L’ex attaccante si racconta alla Gazzetta dello sport: dalla tragedia familiare alla rinascita. “Parlarne mi ha liberato. Ora voglio aiutare le donne a denunciare la violenza”

Andrea Carnevale: “Mio padre uccise mia madre. L’ho perdonato, ma poi mi aggredì e si suicidò”

Ci sono storie che vanno oltre il calcio. Quella di Andrea Carnevale – ex attaccante di Napoli e Roma, oggi capo scout dell’Udinese – è una di queste. Una storia personale drammatica, segnata dalla violenza domestica, da una tragedia familiare irreversibile e da una lunga elaborazione del dolore, trasformato oggi in impegno sociale e testimonianza pubblica.

Carnevale ha deciso di raccontare tutto nel libro “Destino di un bomber”, rompendo un silenzio durato decenni. Una confessione dura, ma liberatoria:

“Mio padre uccise mia madre con un’ascia. L’ho perdonato. Ma anni dopo mi aggredì brutalmente e si suicidò davanti ai miei occhi. Da quando racconto la mia storia, mi sento meglio”.

Un’infanzia spezzata dalla violenza
Cinquant’anni fa, Carnevale era solo un bambino quando fu testimone dell’omicidio della madre per mano del padre. Un trauma che avrebbe potuto distruggere la sua vita. Invece, con il tempo, Andrea ha trovato il coraggio di affrontare quel passato, anche visitando il padre in carcere.

“Volevo capire, sapere se stava meglio. In famiglia non se ne parlava mai. Ma le avvisaglie c’erano ogni sera. Mio padre era malato, in un’epoca in cui la medicina e il supporto psicologico non erano quelli di oggi”.

Il dolore, però, non si è fermato al passato. Anni dopo, il padre aggredì anche lui. Solo l’intervento del fratello evitò una seconda tragedia. Pochi istanti dopo, l’uomo si tolse la vita davanti ai suoi occhi.

“Parlarne mi ha guarito. Ora voglio aiutare gli altri”
Da un anno e mezzo Carnevale ha scelto di mettere la propria esperienza al servizio degli altri. Collabora con Telefono Donna e incontra donne che vivono sotto protezione. La sua missione è chiara:

“Voglio che le persone riconoscano i segnali della violenza, che le donne denuncino e siano protette. Voglio che gli orfani di femminicidio possano avere una possibilità, come l’ho avuta io”.

Un ruolo da testimone attivo, che ha accettato con consapevolezza e senso di responsabilità.

Calcio, riscatto e Maradona
Oltre il dramma, c’è anche il calciatore: uno degli attaccanti più forti della sua generazione, due volte campione d’Italia con il Napoli di Diego Armando Maradona, con cui aveva un legame speciale.

“Diego era un genio. Un giorno, contro l’Ascoli, eravamo primi ma ci fischiavano. Lui mi disse: ‘Ora segni’. E così fu. Dopo il gol, mandai a quel paese il pubblico, poi chiesi scusa. E vincemmo”.

Napoli ha rappresentato per Carnevale una seconda nascita. E oggi guarda con entusiasmo al nuovo corso azzurro targato Conte:

“Il miglior colpo? Trattenere Conte. Napoli è coinvolgente. Ha contagiato anche lui”.

Da Roma alla Nazionale, tra successi e rimpianti
Dopo Napoli, Carnevale visse la parentesi alla Roma, interrotta dalla famosa squalifica per doping:

“Un mio errore, pagato caro. Mi assunsi ogni responsabilità. Un po’ come Sinner: condannati per uno zero virgola”.

Con la Nazionale, invece, resta un rimpianto:

“Mi ero preparato bene per il Mondiale. Ma in Austria sbagliai due occasioni, poi toccò a Schillaci, che fece un grande torneo. Il mio ‘vaffa’ a Vicini ancora mi pesa”.

La leggerezza tra le righe: vita privata e gossip
Nonostante tutto, Carnevale conserva anche ricordi leggeri:

“Ero un bel ragazzo, mi piaceva la vita mondana. Con Paola Perego abbiamo vissuto un grande amore e avuto due figli meravigliosi. Non posso che ricordare tutto con affetto”.

E sui social, assenti ai suoi tempi, scherza:

“Magari avrei avuto qualche occasione in più”.

Il bilancio: un uomo in pace con sé stesso
Oggi, Andrea Carnevale si definisce un uomo fortunato:

“Da piccolo non avrei mai immaginato di giocare con Zico e Maradona. Certo, potevo fare di più. Ma la mia è stata una vita di successi e riscatto. Ora sono in pace”.