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Napoli, Lukaku, la rinascita a Napoli: “Mi davano per finito. Ora sono dove sognavo di essere”

Romelu Lukaku si racconta in esclusiva a La Gazzetta dello sport, tra scudetto, riscatto personale e nuove sfide: “Con Conte mentalità vincente. Napoli è la mia rivincita”

Napoli, Lukaku, la rinascita a Napoli: “Mi davano per finito. Ora sono dove sognavo di essere”

CASTEL DI SANGRO – Romelu Lukaku non è un calciatore qualsiasi. È un uomo che ha attraversato alti e bassi, che ha conosciuto la gloria e il peso del giudizio. Ma oggi, con lo scudetto cucito sul petto del Napoli, può finalmente parlare con il tono sereno di chi ha dimostrato tutto sul campo. Non è un ritorno: è un nuovo inizio. Più maturo, più consapevole, più determinato.

“Mi avevano dato per finito, ma io conoscevo il mio valore”
«Tanti avevano dubbi su di me», racconta Lukaku, «ma sapevo che avremmo fatto qualcosa di speciale. Napoli ha rappresentato una rinascita. Il percorso, la lotta fino all’ultimo secondo, la pressione costante… Tutto ha reso questa vittoria ancora più significativa».

Il belga si è lasciato alle spalle le delusioni – su tutte, la finale di Champions persa con l’Inter – trasformandole in energia. «Quella partita mi ha segnato. Per un anno ho sofferto. Ma non sono uno che si difende a mezzo stampa. Preferisco rispondere sul campo. Ora siamo di nuovo in Champions: ci aspetta una sfida entusiasmante».

L’intesa con Conte: “Lui sa come stimolarmi ogni giorno”
Lukaku non nasconde il peso decisivo dell’allenatore nella sua carriera. «Conte è come un padre calcistico per me. Come Martinez col Belgio, Koeman all’Everton, o Jacobs ai tempi dell’Anderlecht. Con lui condividiamo la stessa mentalità: solo attraverso il lavoro si migliora. La sua visione si sposa perfettamente con le mie caratteristiche. E io studio anche da casa: guardo le partite, analizzo, mi preparo».

“Oggi sono più completo. Meno ego, più visione”
Rispetto al giocatore esploso all’Inter nel 2019, Lukaku dice di essere un calciatore più evoluto. «Sono più esperto, più consapevole. Analizzo le partite, studio gli avversari, prevedo le azioni. Forse ho meno esplosività, ma continuo a fare la differenza partendo da lontano. Oggi però sono più altruista: lo dimostrano gli assist. Prima pensavo di più a me stesso, ora lavoro per la squadra».

Sul futuro: “A 32 anni si può ancora crescere. Penso a Benzema, non a fermarmi”
«Ho una palestra a casa, mi alleno ogni giorno. Guardo a giocatori come Benzema, che ha vinto il Pallone d’Oro dopo i 32 anni. Voglio migliorare ancora. I grandi esempi non mancano: Messi, Ronaldo, Lewandowski, Ibrahimovic… Ma anche LeBron James: lui dice che si deve sempre andare avanti, e io condivido».

La lite con Ibrahimovic? “Non serve chiarire, ho rispetto per lui”
Lukaku taglia corto sulla storica discussione con Zlatan Ibrahimovic: «Non c’è bisogno di chiarire. Ho rispetto per la sua carriera. È stato un giocatore unico».

De Bruyne, Lang, Lucca: il Lukaku leader
Sull’arrivo di De Bruyne è molto chiaro: «L’ho chiamato solo due volte. Gli ho spiegato cos’è Napoli, cosa significa giocare qui, la nostra ambizione. Gli piacciono le sfide». Ma il suo ruolo da veterano non si limita al campo: «Aiuto i nuovi. A Lucca ho detto: se capisce i movimenti, vedrà che ogni volta ci saranno tre opzioni. Anch’io ci ho messo quattro mesi per capire Conte… ma poi tutto ha funzionato».

La stagione perfetta? “Non ancora. Voglio di più”
Con 14 gol e 10 assist, Lukaku è stato decisivo. Ma non si accontenta: «Quando sei ambizioso, non ti fermi. Voglio fare di più, anche se sono contento perché la squadra ha vinto. Vincere una volta capita. Farlo due significa essere un vincente».

La famiglia, il passato, l’orgoglio
La parte più intensa del suo racconto riguarda le sue radici. «Ricordo quando mia madre mischiava l’acqua con il latte. È lì che ho capito cosa fosse la povertà. Oggi sono l’uomo che volevo diventare. Ho permesso alla mia famiglia di studiare, ho costruito qualcosa per loro. E ogni successo lo condivido con chi mi è sempre stato vicino. Mia mamma allo stadio, i miei figli che parlano tre lingue… Non voglio che rivivano quello che ho vissuto io. Questo mi dà forza, ogni giorno».

La lotta al razzismo: “Meno parole, più azioni concrete”
Sul tema razzismo, Lukaku rimane diretto: «Parlarne ogni volta è complicato. Servono meno dichiarazioni e più fatti concreti».

Napoli nel cuore
Infine, una battuta sul dialetto: «Il napoletano? È difficile, parlano velocissimi! Ma adoro i saluti del mattino: “We, guagliù!”… Mi fa impazzire, lo scrivo anche ai miei amici. Qui sto bene. Questa città ti entra dentro».