Fabio Quagliarella si racconta in un’intervista al Corriere della Sera, aprendo una finestra sulla sua vita privata, le paure vissute e il legame profondo con la famiglia, che ha segnato la sua carriera.
Quagliarella: “Otto anni di stalking da parte di un amico poliziotto, avrei fatto l’imbianchino come mio padre”
Il centravanti stabiese, oggi noto per la sua riservatezza e disciplina, spiega come la sua compagna Debora Salvalaggio lo abbia aiutato a ritrovare leggerezza:
“Debora mi sopporta da anni e mi supporta. Grazie a lei ho recuperato un po’ di leggerezza. Vivo le emozioni con discrezione, non mi piace essere al centro dell’attenzione.”
Nonostante la serenità attuale, Quagliarella ammette di essere diventato diffidente e attento a ciò che lo circonda.
Il legame con il padre e le radici
Il rapporto con il padre Vittorio, scomparso quasi un anno fa, ha avuto un ruolo fondamentale nella sua crescita:
“Era un punto di riferimento assoluto, l’unico di cui mi sia fidato veramente. Mi manca moltissimo.”
Fabio ricorda anche gli esordi da giovanissimo a Torino, lontano dalla famiglia di Castellammare di Stabia:
“Ogni sera chiamavo papà per dire che volevo tornare. Piangevo. Lui mi diceva solo: ‘Se domani decidi, considera che sono già lì a prenderti’.”
E il primo stipendio da professionista gli ricordò il sacrificio del padre:
“Un milione e seicentomila lire, il mio primo contratto con il Toro. Mio padre faceva l’imbianchino e quei soldi non li vedeva in un anno. Avrei fatto l’imbianchino come lui, se non fossi diventato calciatore.”
Otto anni di stalking
La vicenda più dolorosa raccontata da Quagliarella riguarda lo stalker che lo perseguitò per otto anni:
“Traumatizzante, doloroso. Pacchi di lettere a casa dei miei genitori mi ricordano quello che ho passato. Era un amico di famiglia, di mestiere poliziotto postale. Papà scoprì chi fosse: raccolse tutte le lettere in una stanza, alte più di un metro. Questa vicenda ha cambiato la nostra vita.”
Le minacce erano gravi e miravano anche alla sua famiglia:
“Mi accusava di pedofilia, di essere invischiato con camorra, droga e calcio scommesse. Una volta fece trovare sotto casa una bara con la mia foto. Cercava di distruggere la mia carriera e rovinò il mio trasferimento al Napoli.”
Un uomo forgiato dalle sfide
Nonostante le difficoltà, Quagliarella emerge come esempio di resilienza: la sua carriera e la vita privata mostrano come la disciplina, il legame familiare e il supporto di chi gli è vicino possano affrontare anche le prove più dolorose.