Il Gup di Roma ha disposto il non luogo a procedere per Maurizio Arrivabene nell’ambito dell’inchiesta Prisma. La decisione potrebbe pesare nel ricorso dell’ex dirigente contro la squalifica di 24 mesi inflitta dalla giustizia sportiva.
Inchiesta Prisma, non luogo a procedere per Arrivabene: possibile svolta nel contenzioso con la Figc
Nella giornata di lunedì, il Giudice dell’udienza preliminare di Roma ha accolto i patteggiamenti richiesti dagli ex vertici della Juventus coinvolti nell’inchiesta Prisma, relativa a presunte irregolarità nella compravendita dei calciatori. Contestualmente, ha dichiarato il non luogo a procedere per Maurizio Arrivabene, ex amministratore delegato del club bianconero.
Una decisione che segue la richiesta di proscioglimento già avanzata dai pubblici ministeri e che di fatto conferma la posizione marginale di Arrivabene rispetto alle operazioni contestate.
Il nodo giustizia sportiva
Sul piano sportivo, però, la situazione è più complessa. La Corte d’Appello della Figc aveva infatti squalificato Arrivabene per 24 mesi nel 2023, ritenendolo corresponsabile delle irregolarità al pari degli altri dirigenti.
La particolarità, sottolineata anche nelle memorie difensive, è che nel periodo delle operazioni sotto indagine l’ex manager era semplicemente membro del Consiglio di Amministrazione, assumendo la carica di CEO della Juventus solo nel luglio 2021, cioè dopo i fatti contestati.
Il non luogo a procedere disposto dal Gup evidenzia così un errore tecnico-giuridico che rafforza la posizione di Arrivabene nel contenzioso ancora aperto con la federazione.
Il ricorso al Tar e il ruolo della Corte di Giustizia UE
Arrivabene ha impugnato la sanzione davanti al Tar del Lazio, che a sua volta ha sollevato una questione pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, chiamata a esprimersi sulla legittimità delle sanzioni sportive e sulla loro compatibilità con i principi di proporzionalità e tutela dei diritti fondamentali.
La recente decisione del Tribunale di Roma potrà costituire un elemento chiave per sostenere le ragioni dell’ex dirigente, il quale, pur non potendo ottenere la cancellazione della squalifica, potrebbe vedersi riconosciuto un risarcimento economico.
Implicazioni per il futuro
Il caso Arrivabene apre un ulteriore fronte nel rapporto tra giustizia ordinaria e giustizia sportiva, in un contesto già segnato da polemiche e dibattiti sulle modalità con cui le autorità sportive gestiscono procedimenti paralleli a quelli penali.
La decisione definitiva dipenderà dal Tar e, soprattutto, dal pronunciamento della Corte di Giustizia UE, che potrebbe avere conseguenze non solo per l’ex dirigente bianconero ma anche per l’intero sistema della giustizia sportiva italiana.