Dopo la vittoria dell’Inter contro la Cremonese, la scena che ha fatto discutere non è arrivata dal gioco, ma dal momento della sostituzione di Denzel Dumfries.
Inter, Dumfries come de Bruyne, Chivu minimizza: “Meglio un giocatore arrabbiato che rassegnato”
Il laterale olandese, richiamato in panchina al 54’, ha mostrato chiari segni di nervosismo: uscita lenta dal campo, smorfia contrariata, un colpo al pallone e qualche parola di troppo mentre rientrava negli spogliatoi.
Un comportamento che, in altri contesti, avrebbe potuto scatenare un piccolo caso. Ma Cristian Chivu ha scelto una via completamente diversa: spegnere subito le polemiche, trasformando la rabbia del giocatore in un segnale positivo.
Chivu: “Dumfries fa bene ad arrabbiarsi, lo voglio così”
Interrogato nel post partita, l’allenatore nerazzurro ha commentato la reazione del suo esterno con grande serenità:
“Dumfries fa bene ad essere incazzato, deve esserlo. Quando un giocatore esce deve arrabbiarsi con il mondo, con me e con chi gli pare. Denzel è una bravissima persona e un pugno al pallone non significa nulla. Sono felice di quello che sta facendo.”
Un messaggio chiaro, che ribalta la prospettiva. Per Chivu, la rabbia del calciatore è sintomo di coinvolgimento e voglia di essere protagonista, non di disobbedienza o mancanza di rispetto.
“Ho detto che voglio gente incazzata” ha aggiunto il tecnico. “Se si è incazzato, va bene così. Dopo la partita ci siamo stretti la mano, ci siamo fatti due battute e tutto è finito lì.”
Dal “caso De Bruyne” al metodo Chivu: due filosofie a confronto
Il comportamento di Chivu si distingue nettamente da quello mostrato qualche settimana fa da Antonio Conte, dopo la reazione stizzita di Kevin De Bruyne alla sostituzione nel match contro il Milan.
Allora, il tecnico del Napoli aveva commentato con tono ben più severo:
“Mi auguro che De Bruyne fosse contrariato per il risultato. Se lo era per altre ragioni, ha sbagliato persona.”
Conte, pur ridimensionando in seguito la vicenda, aveva comunque sottolineato che “una volta si può sbagliare, la seconda no”.
Un approccio rigoroso, fondato sulla disciplina e sul controllo del gruppo, diverso da quello adottato da Chivu, che preferisce la spontaneità emotiva purché resti dentro i confini del rispetto reciproco.
Un gruppo unito e reattivo: il segreto dell’Inter di Chivu
La gestione del “caso Dumfries” evidenzia un aspetto chiave della nuova Inter: la compattezza interna.
Chivu ha costruito un gruppo coeso, dove anche le tensioni vengono incanalate in modo costruttivo.
L’episodio con Dumfries, anziché incrinare l’equilibrio dello spogliatoio, ha mostrato la solidità di un ambiente che vive la competizione in modo sano.
“Il mio obiettivo è proprio questo: far arrabbiare i giocatori, tenerli motivati”, ha concluso Chivu.
Il tecnico rumeno sta dimostrando una leadership empatica, capace di unire fermezza e comprensione, trasformando i piccoli momenti di frizione in occasioni di crescita.