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Torino, il club ricorda Gigi Meroni: 58 anni dopo la sua scomparsa, il genio granata vive ancora

Ogni anno, il 15 ottobre, Torino si ferma. In corso Re Umberto, davanti al cippo che ricorda il luogo della tragedia del 1967, tifosi, dirigenti e vecchie glorie del club si ritrovano per commemorare Gigi Meroni, il “beat del pallone” e talento indimenticato del calcio italiano.

Torino, il club ricorda Gigi Meroni: 58 anni dopo la sua scomparsa, il genio granata vive ancora

A 58 anni dalla sua morte, il Torino FC ha rinnovato la tradizionale cerimonia in memoria del fuoriclasse granata, tragicamente scomparso a soli 24 anni. Alla presenza di dirigenti, ex giocatori e appassionati, è stato ribadito il legame profondo tra il club e uno dei suoi simboli più puri.

Il ricordo al cippo di corso Re Umberto

Alla cerimonia hanno partecipato il direttore operativo Alberto Barile, in rappresentanza del presidente Urbano Cairo, una delegazione ufficiale del Torino, il Circolo Soci Torino FC 1906 guidato da Leonardo D’Alessandro, oltre a numerosi tifosi.

Presenti anche Nello Santin e Angelo Cereser, due ex compagni di squadra di Meroni, che hanno voluto rendere omaggio al compagno scomparso.

Sui canali social del club è apparso un messaggio semplice ma carico di significato:
“Per sempre, Gigi”, accompagnato da una farfalla e dal numero 7, il suo storico simbolo.

Il dono di Kristiane Uderstadt al Museo del Grande Torino

Nel giorno dell’anniversario, Kristiane Uderstadt, compagna di Gigi Meroni, ha voluto rinnovare il legame tra la memoria del giocatore e il suo pubblico.
Ha donato al Museo del Grande Torino di Villa Claretta a Grugliasco un autoritratto realizzato da Meroni e la sua tavolozza personale, custodita finora nella loro casa.

In una toccante lettera indirizzata al presidente del Museo, Domenico Beccaria, Kristiane ha scritto:
“Questo autoritratto è il riflesso vivo del nostro amore interrotto troppo presto. Lo dono con il cuore colmo di emozione e dolore, con la certezza che rimarrà nel posto migliore, custodito e condiviso con chi più ha amato Gigi: i tifosi.”

Un gesto che testimonia quanto la figura di Meroni sia ancora oggi capace di unire ricordo, arte e passione.

Gigi Meroni, una vita breve e un ricordo eterno

Nato a Como nel 1943, Gigi Meroni arrivò al Torino nel 1964, acquistato dal Genoa per una cifra record all’epoca: oltre 300 milioni di lire.

In poco tempo conquistò il cuore dei tifosi e lo stadio Filadelfia, diventando un’icona di libertà e creatività dentro e fuori dal campo.
Con i calzettoni abbassati, la maglia fuori dai pantaloncini e il dribbling elegante e imprevedibile, Meroni incarnava un calcio diverso, romantico, istintivo.

Il 15 ottobre 1967, dopo una vittoria contro la Sampdoria, la sua vita si interruppe tragicamente. Fu investito da più auto in corso Re Umberto, proprio dove oggi sorge il cippo commemorativo. Aveva appena 24 anni.

Il mito che non tramonta

A distanza di quasi sei decenni, Gigi Meroni continua a essere ricordato come un simbolo di genialità e anticonformismo, un artista del pallone che ha saputo andare oltre il calcio.

Il suo spirito vive nei racconti di chi l’ha visto giocare, nei colori granata del Filadelfia e nei cuori di chi, ogni 15 ottobre, si ferma per pronunciare un pensiero:
“Per sempre, Gigi.”

«Perché ti vesti così?»
«Così come?»
«Beh, sicuramente avrai uno stilista speciale…»
«Sì, ce l’ho. Sono io».
Semplice, particolare. Ordinaria follia. Tutti a cercare l’esclusiva, o qualcosa di strano in lui, che amava dipingere e disegnarsi i vestiti. Un “ribelle”, lo definivano. Un “anarchico”, per i meno teneri. Solo perché amava portare cappelli sgargianti e vestiti stravaganti. O perché era innamorato di una donna, Cristiana «la bella tra le belle al luna park», che era già stata sposata. Non dava fastidio a nessuno, Gigi. Per quei tempi era “strano”, solo perché voleva essere semplicemente se stesso.
«Era avanti anni luce, vedeva cose che gli altri sono arrivati a vedere dopo decenni…», commenterà Aldo Agroppi, amico e compagno di tante battaglie con la maglia del Toro.
Non riuscì a vedere prima (purtroppo) quella maledetta auto che lo investì, guidata (ironia della sorte) da un giovanissimo tifoso granata e di Meroni che trent’anni più tardi sarebbe anche diventato presidente del Torino. 54 anni ieri che se n’è andato. I miti non muoiono, al massimo scompaiono. Ma non si dimenticano.