I numeri inchiodano il tecnico del Napoli: 45 partite in Champions, solo 16 vittorie. La disfatta di Eindhoven conferma un rapporto complicato con l’Europa.
Napoli, Conte e la Champions: dal trionfo nazionale al tabù europeo
Nel Napoli di oggi qualcosa si è incrinato. È sotto gli occhi di tutti. I nuovi innesti da integrare, il cambio di modulo, i tanti infortuni, una condizione atletica ancora incerta e, forse, una minore “cazzimma” rispetto alla scorsa stagione: un mix di fattori che sta incidendo sul rendimento della squadra.
A tutto questo si aggiunge però un tema che torna con prepotenza dopo il tracollo di Eindhoven: il rapporto difficile tra Antonio Conte e la Champions League.
Come spesso accaduto nel corso della sua carriera, anche stavolta l’allenatore azzurro fatica a imporsi in Europa. Il 6-1 subito dal PSV non è solo una sconfitta pesante, ma un nuovo capitolo di una storia che si ripete.
I numeri non mentono: la Champions resta un tabù
Le statistiche, in questo caso, parlano più di qualsiasi analisi.
Dal suo debutto sulla panchina della Juventus fino all’attuale esperienza con il Napoli, Conte ha collezionato 45 partite in Champions League con un bilancio di 16 vittorie, 14 pareggi e 15 sconfitte. La media punti è di 1,38 a gara, troppo bassa per un tecnico abituato a dominare nei campionati nazionali.
Nel dettaglio:
Juventus: 14 partite – 6 vittorie, 4 pareggi, 4 sconfitte
Chelsea: 8 partite – 3 vittorie, 3 pareggi, 2 sconfitte
Inter: 12 partite – 3 vittorie, 4 pareggi, 5 sconfitte
Tottenham: 8 partite – 3 vittorie, 3 pareggi, 2 sconfitte
Napoli: 3 partite – 1 vittoria, 2 sconfitte
Numeri impietosi, che confermano una tendenza ormai strutturale: il Conte europeo non riesce a incidere come quello dei tornei nazionali.
Le tappe di un rapporto mai sbocciato
Il miglior risultato di Conte in Champions resta quello ottenuto nel 2012/13 con la Juventus, eliminata ai quarti dal Bayern Monaco. Da allora, il tecnico ha raggiunto solo due volte gli ottavi:
nel 2017/18 con il Chelsea (fuori col Barcellona),
e nel 2022/23 con il Tottenham (eliminato dal Milan).
Per il resto, le sue avventure europee si sono concluse spesso già nella fase a gironi, come accadde con la Juventus nel 2013/14 e con l’Inter nel 2019/20, quando fu poi retrocesso in Europa League, arrivando comunque fino alla finale persa contro il Siviglia.
Il nodo psicologico: perché Conte non sfonda in Europa
Al di là dei numeri, la difficoltà di Conte nelle competizioni europee sembra legata a un approccio tattico e mentale più adatto ai campionati. Il suo calcio, basato su intensità, disciplina e gestione degli episodi, fatica a imporsi contro avversari dal tasso tecnico superiore e in contesti in cui l’imprevedibilità è la norma.
“Le coppe non si vincono solo con l’organizzazione”, osservano diversi analisti. “Servono elasticità, gestione emotiva e capacità di adattarsi a ritmi e stili diversi”.
Proprio ciò che spesso è mancato alle squadre di Conte in Europa.
Ora il test Inter: reazione o resa?
Il presente, però, non concede tempo per analisi troppo lunghe. Dopo il disastro di Eindhoven, sabato il Napoli affronterà l’Inter al Maradona in una gara che può segnare la svolta o l’affondo definitivo.
Conte sa di essere atteso a una risposta forte, non solo sul piano dei risultati, ma soprattutto sul piano mentale e identitario.