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CorSport – Napoli, è arrivato il momento del banco degli antipatici per Conte: il vincitore solitario per eccellenza

MILAN, ITALY - SEPTEMBER 28: Antonio Conte in action during the Serie A match between AC Milan and SSC Napoli at Giuseppe Meazza Stadium on September 28, 2025 in Milan, Italy. (Photo by SSC NAPOLI via Getty Images)

CorSport – Napoli, è arrivato il momento del banco degli antipatici per Conte: il vincitore solitario per eccellenza

Ed eccoci al momento tanto atteso dopo il disastro travolgente di Eindhoven, il momento di metterlo sull’eterno banco degli antipatici, più che degli imputati, il signor Antonio Conte, l’antipatico per eccellenza che non dispensa affabilità dalla sua corazza di uomo solo contro tutti, a volte contro se stesso, il vincitore più solitario della storia del calcio, che quando sorride ha sempre una smorfia ironica e quando parla colpisce un mondo ipocrita e complice. Atteso sempre al varco di un tonfo, una caduta, un passo falso per inchiodarlo alla sua supponenza di stratega senza confronti, un vincitore che vince e se ne va, non si crogiola nella gloria, non ammicca al successo, non abbraccia una popolarità facile, non corteggia l’ambiente. Antonio Conte, un eterno uomocontro, più che un rompiscatole, in un circo che pretende protagonisti accondiscendenti e disponibili nel salotto del pallone. Ma Antonio Conte non potrebbe essere altrimenti, avendo sudato molto da giocatore e lavorando duro da allenatore, un uomo di fatica, sofferenza, sacrifici, in lotta perenne, non uno showman come piacerebbe al circolo mediatico, con quel marchio di juventinità che irrita la sponda antiJuve e delude quella bianconera per un ritorno che non c’è stato. È rimasto Conte sul suolo napoletano, un suolo vulcanico, il più difficile, contraddittorio ed emotivo, poco protetto dai megafoni editoriali, con una squadra appena sopportata se alza la testa e vince perché non fa l’audience delle “grandi” storiche. Con cuore freddo, Conte avrebbe voluto salutare dopo lo scudetto. Col cuore caldo del trionfo condiviso sulla promenade di via Caracciolo e dell’apertura di ampio credito di De Laurentiis è rimasto ben sapendo che sarebbe stato difficile bissare la vittoria. Avendo ottenuto il massimo con una squadra povera ma concreta, uno scudetto di pura resilienza contro avversari più forti, Antonio ha voluto andare oltre immaginando un Napoli più grande, dominante, europeo, una squadra che giocasse le partite tenendole in pugno, non più soggetta a soffrire e rischiare. Un progetto ambizioso, il secondo step di Conte a Napoli, che avrebbe avuto bisogno di tre/quattro fuoriclasse per centrare l’obiettivo. Oggi è in discussione l’audacia di un tecnico che si è aperto a una nuova visione del calcio superando la prudenza e i limiti delle precedenti esperienze. Vorrebbe un Napoli più autorevole, credibile, prestigioso, stabilmente all’altezza delle grandi squadre. Con i Fab Four ha immaginato un Napoli padrone. I numerosi infortuni hanno intralciato il progetto. Ma, forse, i tempi e gli acquisti non sono maturi per il “grande salto”. Eindhoven è stato un brutto crollo, ma non può essere una sentenza. Conte troverà, deve trovare una soluzione, antipatico più che mai. L’antipatia come fortino della sua solitudine di lavoro, un fortino nel quale i giocatori devono però essere guerrieri convinti e alleati solidi.

Carlo Gioia