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Napoli, Conte e il peso dell’antipatia: il fortino della sua solitudine di lavoro (Carratelli)

Antonio Conte is coaching Napoli during day 8 of the preseason training camp of SSC Napoli in Dimaro Folgarida, Trento, Italy, on July 18, 2024. (Photo by Ciro De Luca/NurPhoto via Getty Images)

Nel suo editoriale sul Corriere dello Sport, Mimmo Carratelli analizza il momento di Antonio Conte al Napoli, descrivendo il tecnico salentino come un uomo solo al comando, chiuso nel proprio fortino fatto di lavoro, disciplina e – sì – di antipatia, trasformata in scudo e in forza interiore.

Napoli, Conte e il peso dell’antipatia: il fortino della sua solitudine di lavoro (Carratelli)

Dallo scudetto della resilienza al sogno del dominio

Carratelli ricorda come Conte abbia portato a casa uno scudetto di pura resilienza, costruito su sacrificio e concretezza, valorizzando una squadra priva di fuoriclasse assoluti ma ricca di spirito e compattezza. Un trionfo fondato sulla tenacia, non sul talento, che oggi rappresenta la base del suo nuovo progetto:

“Avendo ottenuto il massimo con una squadra povera ma concreta, uno scudetto di pura resilienza contro avversari più forti, Antonio ha voluto andare oltre immaginando un Napoli più grande, dominante, europeo.”

L’obiettivo dichiarato è stato quello di trasformare il Napoli in una squadra protagonista, capace di gestire le partite con autorevolezza, e non solo di reagire. Un progetto ambizioso — il “secondo step” del ciclo Conte — che avrebbe però richiesto tempo, equilibrio e, come sottolinea Carratelli, tre o quattro fuoriclasse veri per completare la trasformazione.

Audacia sotto accusa

Il giornalista evidenzia come oggi Conte sia sotto accusa proprio per la sua audacia. La volontà di spingersi oltre i limiti della prudenza e di dare al Napoli una nuova identità lo ha esposto alle critiche. Il ko di Eindhoven contro il PSV è diventato il simbolo di questa crisi di crescita, un passaggio doloroso ma non definitivo:

“Eindhoven è stato un brutto crollo, ma non può essere una sentenza.”

Per Carratelli, Conte ha provato a superare i confini del suo calcio tradizionale, cercando un Napoli autorevole e dominante. Tuttavia, la strada è stata ostacolata da infortuni, tempi di adattamento e acquisti non ancora all’altezza del progetto tecnico.

L’antipatia come armatura

Carratelli firma una riflessione più profonda sul carattere del tecnico, individuando nell’antipatia il suo modo di proteggersi e di resistere alle pressioni. Un tratto che Conte non solo non nasconde, ma sembra coltivare come segno distintivo:

“L’antipatia come fortino della sua solitudine di lavoro, un fortino nel quale i giocatori devono però essere guerrieri convinti e alleati solidi.”

Un Napoli che vuole crescere, dunque, ma che ha bisogno di credere fino in fondo nel proprio comandante. Perché Conte, nel bene e nel male, costruisce squadre che si alimentano della sua energia, della sua ossessione e della sua determinazione.