A dieci mesi dall’addio al calcio giocato, Simon Kjaer ha ripercorso i momenti più intensi della sua carriera e le prospettive che lo attendono, in un’intervista concessa alla Gazzetta dello Sport.
Kjaer si racconta: “Se Eriksen se ne fosse andato, avrei smesso. Ora penso al futuro, ma il Milan può tornare campione”
Le sue parole offrono una lettura profonda non solo dell’uomo e dell’ex difensore, ma anche del suo legame con il Milan e con la Danimarca, oltre che una visione lucida sull’attuale panorama rossonero.
L’episodio che ha cambiato per sempre la sua vita
Kjaer torna sull’arresto cardiaco di Christian Eriksen, un evento che ha segnato in modo indelebile il suo percorso umano e professionale.
“Il 12 giugno 2021 è cambiato tutto. Se Christian se ne fosse andato, non avrei più giocato. Ho capito che il calcio è lavoro e passione, ma la vita è un’altra cosa”, ha affermato.
Pur evitando di rivivere continuamente quelle immagini, il danese riconosce come il trauma lasci ancora tracce:
“Qualche giorno fa, durante una partita di mio figlio, un ragazzo si è fratturato il polso e l’ambulanza è entrata in campo. Mi sono sentito strano. Finché Christian starà bene, io starò bene”.
Kjaer sottolinea come la memoria di quei momenti sia frammentata:
“Eravamo in 40 su quel campo. Non so più quali ricordi siano miei e quali siano stati ricostruiti insieme agli altri”.
L’amore per il Milan e una scelta maturata nel tempo
Profondo il rapporto con il club rossonero:
“Io sono tifoso di Milan e Danimarca. Le altre squadre le rispetto, ma è diverso”, ha dichiarato.
La decisione di ritirarsi è arrivata in modo graduale:
“Sapevo fin da settembre 2023 che il Milan non mi avrebbe rinnovato. Ho avuto altre possibilità, ma avrei dovuto fare troppi compromessi”.
Il rimpianto più grande? L’ambiente, le persone:
“Mi mancano gli amici e i compagni”.
Il Milan di oggi secondo Kjaer
Sul nuovo corso rossonero guidato da Allegri, Kjaer non ha dubbi:
“Il Milan è tornato a essere il Milan. Se porti Modric e Rabiot, riporti esperienza, una qualità oggi troppo sottovalutata. Per me può vincere lo scudetto, perché ha l’allenatore giusto. Oggi sai chi comanda”.
Sulla stagione precedente è più cauto:
“Ci sono stati troppi cambi a tutti i livelli. Non aggiungo altro: dovrei parlare di cose che so attraverso amici, e sono questioni riservate”.
I singoli: Gabbia e Leao
Grande stima per Matteo Gabbia:
“È difficile trovare un giocatore più professionale. È sempre pronto a sacrificarsi per il Milan”.
Parole chiare anche su Rafael Leao:
“Rafa può essere uno dei migliori al mondo. Se imparasse un po’ da Gabbia… Dembélé ha vinto il Pallone d’Oro e Rafa può essere allo stesso livello. Ma deve crescere dell’1% al giorno”.
Kjaer non nasconde che Leao abbia bisogno di una guida:
“Non è capace di farlo da solo. Pochi lo sono. Ha bisogno di un allenatore e di una società che lo aiutino. Ha 26 anni: a 29 sarà troppo tardi. O ora o mai più”.
Verso il derby: equilibrio e ricordi
In vista della stracittadina, l’ex difensore analizza così la gara:
“L’Inter gioca in casa? Allora dico 60-40 per l’Inter. In campo c’è equilibrio”.
Un aneddoto personale arricchisce il racconto:
“Nel 2008 l’Inter era interessata a prendermi e il Real aveva fatto un’offerta al Midtjylland. Poi mi prese il Palermo”.
Il presente e il futuro: tra Midtjylland e nuove ambizioni
Oggi Kjaer fa parte del board del Midtjylland:
“Abbiamo cambiato un allenatore che non perdeva da 18 partite perché volevamo crescere. C’è una grande fame”.
Sul suo futuro professionale mantiene una prospettiva aperta:
“Devo capire se voglio essere direttore sportivo, direttore generale o altro. Alcuni aspetti del calcio non mi piacciono”.
E guarda avanti con realismo:
“Dove sarò tra cinque anni? Spero a lavorare per un club. Magari farò ciò che sto facendo col Midtjylland, ma in Italia. Non so se al Milan sarà possibile. Farò qualcosa che mi interessa. Se non nel calcio, altrove”.


