Bruno Conti, icona del calcio italiano e riferimento storico della Roma, torna a parlare della Nazionale, dei giovani e della Serie A, offrendo una riflessione ampia e articolata che verrà trasmessa oggi alle 14 su RaiDue, durante Dribbling. Nel corso dell’intervista, Conti condivide ottimismo, critica costruttiva e anche un aneddoto inedito legato a Diego Armando Maradona.
Bruno Conti tra Nazionale, giovani e un ricordo inedito di Maradona: “Fiducia totale in Gattuso. E Diego mi sussurrava all’orecchio…”
Conti si dice fiducioso in vista del playoff Mondiale contro l’Irlanda del Nord:
“C’è tempo per analizzare le difficoltà emerse nelle ultime partite e Gattuso saprà preparare la gara nel modo più efficace. Giocare in casa la semifinale è un vantaggio importante”.
Il coordinatore del vivaio della Roma difende apertamente il commissario tecnico: Gattuso, a suo giudizio, ha la capacità di interpretare il gruppo, proteggerlo e gestire la pressione in una fase delicatissima.
Giovani e vivai: “Troppi stranieri, pochi investimenti: serve coraggio”
Conti affronta poi il tema più critico del calcio italiano: la scarsità di talenti formati sul territorio.
“Le cause sono chiare: nel nostro campionato ci sono troppi stranieri, mentre i vivai non ricevono l’attenzione che meriterebbero. Molti dei giocatori che sono arrivati in alto sono cresciuti nei dilettanti, non nei settori giovanili professionistici. Mancano strutture, mancano progetti e manca ancora il coraggio degli allenatori nel lanciare i giovani”.
Conti parla anche della sua esperienza personale:
“Da ragazzo sono stato bocciato tre volte ai provini. Mi dicevano che ero bravo tecnicamente ma non avevo la fisicità. Non ho mai smesso di crederci. Bisogna ricominciare a valorizzare ciò che abbiamo in casa nostra. Gli stranieri devono essere un’eccezione, non la regola”.
“All’inizio Tardelli non mi era simpatico, poi ho capito chi era davvero”
Non mancano i ricordi dai Mondiali dell’82, con episodi che raccontano l’atmosfera della squadra campione del mondo. Conti ricorda lo striscione apparso prima della gara con il Brasile:
“Sul lenzuolo c’era scritto: ‘Per il mondo sei Bruno Conti, per Nettuno sei MaraZico’. I miei amici erano venuti fino in Spagna per sostenermi. Rimasi colpito”.
Poi il rapporto con Marco Tardelli:
“All’inizio non mi era simpatico. C’era tensione per uno scudetto mancato con la Roma e per la rivalità con la Juve. Ma conoscendolo ho scoperto un uomo vero, schietto, sincero”.
Il retroscena su Maradona: “Diego ogni tanto si avvicinava e mi sussurrava…”
Conti, come spesso accade nelle sue interviste più intime, apre la porta dei ricordi legati a Diego Armando Maradona, un campione che ha sempre avuto un rapporto speciale con lui.
Tra le confidenze che svela nell’intervista, riporta un gesto frequente del fuoriclasse argentino:
“Diego ogni tanto si avvicinava e mi sussurrava all’orecchio delle parole di stima, quasi a voler togliere ogni tensione. Era il suo modo di far sentire importante chi gli stava accanto. Aveva un’umanità fuori dal comune”.
“Vieni a Napoli”, il retroscena di Conti su Maradona
Spazio anche a un retroscena: “Diego Maradona era un fenomeno, tra noi si era instaurato un rapporto speciale di amicizia mi sussurrava sempre nell’orecchio “Vieni a Napoli”. Attraverso il calcio parlavamo la stessa lingua. Nel campionato attuale le squadre che giocano un calcio che mi diverte sono Como e Bologna. Per lo scudetto è chiaro che Inter e Napoli hanno rose importanti ma non escudo possano esserci delle sorprese. De Rossi? Gli voglio un gran bene, lo reputo un grande professionista. Gli auguro che con il Genoa possa al più presto uscire da una situazione delicata”.
Roma, De Rossi e la lotta scudetto
Conti si sofferma anche sul presente giallorosso, lodando il lavoro di Daniele De Rossi: il tecnico, a suo avviso, ha riportato equilibrio, identità e una dimensione competitiva che mancava da tempo. Sul campionato vede una lotta aperta ma con una Roma capace di inserirsi se manterrà continuità.
Una voce autorevole per un calcio italiano in cerca di identità
L’intervista di Bruno Conti è un mix di analisi, memoria e passione. Parla da uomo di campo, da dirigente e da simbolo di un calcio che ha bisogno di ricostruirsi alla base.
Il messaggio è chiaro:
per tornare competitivi servono fiducia, programmazione e un ritorno convinto alla formazione dei giovani. E, soprattutto, servono figure capaci di trasmettere emozione e responsabilità, come facevano i grandi del passato.
Gattuso, secondo Conti, può essere uno di questi. E il playoff di marzo sarà il primo banco di prova decisivo.



