Il doppio ex analizza la sfida del Maradona: carisma, visione tattica e un calcio italiano che deve ritrovarsi. Daniel Fonseca, uno dei pochi ad aver indossato sia la maglia del Napoli sia quella della Juventus, offre una lettura lucida della supersfida del Maradona.
Fonseca su Napoli-Juve: “Spalletti è l’unico che può fermare Conte”
L’ex attaccante uruguaiano, intervistato da Tuttosport, mette a confronto due tecnici che conosce per esperienza diretta e che oggi rappresentano l’apice della panchina italiana.
Spalletti e Conte, due leader opposti ma complementari
Fonseca non ha dubbi sul valore dei due allenatori, la cui filosofia – diversa per approccio e mentalità – ha segnato un’epoca.
“Spalletti può farti vincere lo scudetto”, afferma, sottolineando la capacità del tecnico toscano di trasformare idee complesse in sistemi di gioco fluidi ed efficaci. “Conte è un grandissimo, un allenatore che tutto il mondo invidia al Napoli”.
L’ex centravanti ricorda il carattere di Antonio Conte quando erano compagni di squadra alla Juventus, descrivendo una leadership che precedeva il fischio d’inizio:
“Conte era una macchina da guerra, un grandissimo cagac… quando c’era allenamento. Non diceva mai stupidaggini, ogni parola era un pugno sullo stomaco. Era un trascinatore già allora”.
Per Fonseca, il confronto tra i due non è un semplice duello tattico, ma lo scontro tra due visioni del calcio moderne e complementari: Conte come motore emotivo e mentale, Spalletti come maestro di letture e adattamenti.
Le due ex squadre di Fonseca e i ricordi di un calcio più tecnico
L’uruguaiano parla con nostalgia della propria carriera italiana, ricca di tappe prestigiose.
“Juve e Napoli mi riportano alla mente ricordi splendidi. Mi sono fatto conoscere in Europa proprio con le big italiane”.
A giudicarlo nel suo percorso furono allenatori che considera fondamentali:
“Ho avuto due tecnici fenomenali come Ranieri e Lippi. Hanno cambiato il mio modo di giocare”.
Fonseca allarga poi il discorso alla Roma e al talento che più di tutti lo colpì:
“In allenamento pregammo Mazzone di far giocare Totti. A 16 anni aveva colpi che non ho mai più visto in nessuno”.
Il presente: da Totti a Yildiz, il filo diretto del talento
Il passaggio generazionale secondo Fonseca è chiaro: Kenan Yildiz, talento bianconero, ha margini che possono ricordare le traiettorie dei fuoriclasse.
“Se lo utilizzerei come punta centrale? Certo. Giocatori del genere possono occupare qualsiasi ruolo offensivo. Spalletti l’ha già fatto con Totti, e non gli manca il coraggio per riprovarci con Yildiz”.
Una riflessione che introduce anche una critica al sistema calcio italiano, sempre più orientato sulla fisicità:
“Oggi preferite il fisico alla tecnica. Così rischiate di non andare ai Mondiali per la terza volta di fila. Quando cambierete?”.
Per chi tiferà Fonseca?
Una domanda che trova una risposta diplomatica ma carica di significato:
“Tiferò per i due allenatori. Sono i veri protagonisti. Oggi sono più bravi loro dei giocatori”.
Per Fonseca, Napoli-Juve è molto più di una partita: è un manifesto del calcio moderno, dove la differenza non la fanno solo gli interpreti, ma soprattutto i registi in panchina.



