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Minala, il peso di una bugia: la sua carriera segnata da una fake news

A 29 anni, oggi protagonista nel campionato maltese con il Marsaxlokk, Joseph Minala ha deciso di tornare sulla vicenda che più di ogni altra ha condizionato il suo percorso professionale.

Minala, il peso di una bugia: la sua carriera segnata da una fake news

L’ex centrocampista della Lazio, nato il 24 agosto 1996, racconta alla Gazzetta dello Sport la genesi e le conseguenze della storia che lo trasformò, suo malgrado, in un caso mediatico internazionale.

L’origine dell’incubo: la falsa voce dei “42 anni”

Nel 2014 Minala stava emergendo nella Primavera biancoceleste, accanto a talenti come Keita Baldé e Thomas Strakosha. Ma una notizia priva di fondamento, diffusa da un sito senegalese, cambiò tutto: la presunta scoperta che il giovane camerunense avesse non 17 anni, ma addirittura 42.

Una narrazione paradossale, diventata virale in poche ore e mai realmente smentita nell’immaginario collettivo, nonostante documenti e accertamenti medici certificassero la sua reale età.

Minala ricostruisce così quel periodo:

“Mi hanno massacrato, distrutto, umiliato. L’ottanta per cento delle persone mi ha giudicato male. I documenti e i test ai quali sono stato costretto a sottopormi dimostrano che sono nato nel 1996. I medici hanno addirittura scritto che biologicamente dimostro un anno in meno.”

Il centrocampista non crede però alla casualità della vicenda:

“Fu un’azione mirata. La voce venne messa in giro da qualcuno che prima mi seguiva e di cui mi fidavo. Sono stato minacciato e ricattato. Ero solo, indifeso, e nessuno mi ha tutelato.”

Dalle case famiglia al professionismo: una storia di lotta quotidiana

Il percorso di Minala in Italia era già iniziato in salita. Giunto nel Paese a 15 anni per un presunto provino, venne abbandonato alla stazione Termini da chi avrebbe dovuto aiutarlo.
Dopo mesi difficili e l’ingresso in una casa famiglia, iniziò il suo percorso calcistico vero e proprio: provini vinti, interesse di diversi club, poi l’approdo alla Lazio grazie alla fiducia di Igli Tare.

Il debutto in Serie A con Edoardo Reja, un gol entrato nella storia a Salerno, stagioni importanti in Serie B e un talento che sembrava destinato a una stabilità di alto livello.

“Le porte del calcio italiano si sono chiuse”: il prezzo della diffamazione

Oggi Minala gioca lontano dai riflettori che un tempo sognava. Non per limiti tecnici, sostiene, ma per una reputazione condizionata da una fake news mai davvero archiviata.
Lo racconta con lucidità amara:

“In Italia non mi voleva più nessuno, per colpa di quella polemica. Sono stato svalutato per qualcosa che non è mai esistito. Ora gioco in un calcio periferico, ma merito almeno la Serie B. Non sono una persona cattiva: perché nessuno crede alla mia età?”

Una domanda semplice, che però riassume l’intera tragedia sportiva e umana di un professionista ancora giovane, convinto di avere molto da dare ma costretto a scontare una colpa che non ha mai commesso.

Un caso emblematico di come una fake news può cambiare una carriera

La storia di Joseph Minala è un esempio evidente di quanto la disinformazione, soprattutto quando riguarda giovani atleti, possa generare danni irreversibili.
Nonostante certificazioni mediche, documenti ufficiali e anni di testimonianze a supporto della sua identità, il calciatore porta ancora le cicatrici di una narrazione costruita e amplificata senza controllo.