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Napoli, cosa resta (a Conte) di questo trionfo a Riad: il nuovo modulo, il talento, la profondità della rosa

Supercoppa Italiana al Napoli, dominio totale e segnale forte al campionato: il nuovo modulo esalta talento e profondità

Napoli, cosa resta (a Conte) di questo trionfo a Riad: il nuovo modulo, il talento, la profondità della rosa

Da Bologna a Riad, da una sconfitta che aveva acceso dubbi e lamenti a una vittoria che spazza via ogni alibi. Il Napoli conquista la Supercoppa Italiana battendo il Bologna 2-0 e lancia un messaggio chiaro, soprattutto al suo allenatore. Caro Antonio Conte, visto? Questa squadra non è affatto “magra”, scrive Eurosport.

La finale disputata in Arabia Saudita racconta una storia senza appello. Il risultato, anzi, è persino stretto rispetto a quanto mostrato in campo dagli azzurri, superiori dal primo all’ultimo minuto sotto ogni profilo: tecnico, tattico e atletico. Una dimostrazione di forza che va oltre il trofeo, perché certifica la reale consistenza di una rosa spesso descritta come incompleta.

Dal Conte “piangente” al Conte vincente

Il confronto con il passato recente è inevitabile. Il 9 novembre, Bologna-Napoli 2-0 aveva lasciato strascichi polemici e dichiarazioni amare. Poco più di un mese dopo, Napoli-Bologna 2-0 ribalta completamente la narrazione. Gli uomini dati per “spremuti” o “inadatti” si trasformano in protagonisti assoluti, mentre il Bologna di Vincenzo Italiano, apparso brillante fino a poche settimane fa, si smarrisce sotto i colpi azzurri.

“Non c’è stata partita” non è una formula retorica, ma la sintesi più fedele di quanto visto a Riad. Il Napoli ha dominato, gestito, accelerato e colpito, mostrando una maturità da grande squadra. La Supercoppa non fa tendenza, ma vincere in questo modo rafforza convinzioni e autostima.

Assenze pesanti, ma risposte ancora più forti

Il dato più significativo è un altro: il Napoli ha trionfato nonostante assenze di peso. Fuori Romelu Lukaku e Kevin De Bruyne, oltre a Zambo Anguissa, Billy Gilmour, Sam Beukema e Alex Meret. Eppure, la macchina ha funzionato alla perfezione, smentendo la tesi di una rosa corta o inadatta a reggere più competizioni.

Il merito va anche a Conte, capace di reinventare l’assetto tattico. Il nuovo 3-4-3, o 3-4-2-1 a seconda delle letture, è stata una mossa decisiva. Un sistema che ha liberato il talento di David Neres e valorizzato la potenza di Rasmus Højlund, con benefici evidenti anche in fase difensiva. Il magistero tattico non è in discussione; lo sono semmai, come nota qualcuno, “gli eccessi coccodrilleschi” nelle analisi pubbliche.

Neres protagonista, Bologna travolto

David Neres è l’uomo simbolo della finale. Gol, strappi, qualità continua. Il suo sinistro dal limite, liftato e preciso, è un manifesto tecnico: “Un golazo”, avrebbe detto José Altafini. Il brasiliano domina la scena, al punto da rendere quasi ordinaria anche l’ottima prestazione di Scott McTominay.

Accanto a lui, Politano e Di Lorenzo costruiscono sulla destra un triangolo letale, mentre Højlund fa a sportellate, difende palla e apre spazi. A sinistra, Spinazzola ed Eljif Elmas raccolgono i frutti di un sistema che funziona come un ingranaggio ben oliato.

Il Bologna, invece, non riesce mai a essere sé stesso. Pressing blando, manovra lenta, poche idee. L’unico vero sussulto è la zuccata di Lewis Ferguson, troppo poco per impensierire un Napoli in controllo totale. Anche gli infortuni di Freuler, Bernardeschi e Skorupski non bastano a spiegare un divario apparso, a tratti, imbarazzante.

Un segnale per il futuro

La Supercoppa finisce in bacheca, ma soprattutto rafforza una convinzione: il Napoli ha una rosa profonda, versatile e di valore. Conte può modellarla, migliorarla, esigerne il massimo, ma non può più definirla insufficiente.

Scudetto e Supercoppa nello stesso anno, come accadde nel 1990 con Maradona. Il parallelo storico non offende la memoria, la accende. E a Riad, tra sabbia e luci artificiali, il Napoli ha ricordato a tutti, allenatore compreso, di essere molto più solido e completo di quanto si voglia raccontare.