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Lunch match: allenatori divisi, tra introiti economici e programmazioni stravolte

Una questione spigolosa, già da tempo affrontata in diverse occasioni da addetti ai lavori e non. Giocare alle 12.30, bene o male?

L’allenatore azzurro, senza mezze misure, ha ammesso che “fa schifo” giocare ad un orario del genere, dove i giocatori sono costretti a cambiare i ritmi giornalieri e modificare diverse abitudini relative all’attività sportiva e personale: alimentazione, allenamenti, il tutto legato ad una aspetto che sembra meramente economico. Si, perché giocare in un orario così insolito, non può che essere deciso per un gioco di diritti televisivi. Per permettere anche a paesi lontani dal nostro di seguire il calcio italiano, la scelta di orari “singolari” è diventata una scelta consapevole, cosa che già succede in altri campionati europei. Il tutto, bisogna dirlo, pagato a buon prezzo dagli stessi paesi, prettamente dell’est, come Cina ed India.

Il mondo del calcio, però, si è pronunciato spesso in maniera molto critica contro la scelta di scendere in campo alle 12.30. Già l’attuale ct della nazionale Ventura, nel lontano 2010, si era espresso negativamente su questa scelta (“capisco i diritti tv, ma non si può giocare alle 12.30), e cosi anche altri, da Allegri a Pioli, in passato non hanno mostrato pensieri positivi sulla questione.

Oggi la discussione si riapre, e gli allenatore italiani sono spaccati in due parti. Diversi hanno parlato ai microfoni de Il Corriere dello Sport, ed in tanti si sono schierati dalla parte di Sarri. Da Mandorlini a Donadoni, passando per Martusciello e Bergodi, tutti in accordo sulla scomodità di scendere in campo nel lunch match. I motivi sono chiari: preparazione della gara, cultura sportiva, cambio di bioritmo e rendimento, tanti aspetti che tendono verso la visione di Sarri.

Poi c’è l’altra fetta di allenatori, quelli che non si lamentano ed, anzi, non trovano differenze con quelli che sono gli orari tradizional. Cosi da Di Francesco (“E’ una prassi anche all’estero), Sannino (“Le regole del gioco si conoscono prima”), o Ballardini (“Si può giocare senza problemi”), in tanti non hanno dimostrato particolari difficoltà nell’accettare il lunch match.

Di sicuro, le ragioni di Maurizio Sarri sono legate ad un aspetto sportivo ormai spesso troppo sottovalutato, in funzione di quella sfera economica e di introiti che nel calcio sta avendo sempre più il sopravvento.