Il quotidiano specializzato in finanza e mercati, Il Sole 24 ore, scrive del progetto del presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, per i diritti televisivi. Una media company propedeutica al canale della Lega che faccia leva su fondi di investimento solo come finanziatori e non come partner. Un progetto che mira ad ottenere subito 2,5 miliardi di introiti per arrivare a 2,9 miliardi all’anno alla fine di un quinquennio con 5,2 milioni di abbonati (dai 4 di partenza). Ma a quanto pare, una buona fetta delle società della massima divisione italiana di calcio non è d’accordo con l’idea del patron azzurro.
Serie A, due terzi delle società sono contro il progetto De Laurentiis per i diritti televisivi
“Tra i diffidenti ad aprire il capitale ai fondi di investimento ci sarebbe anche il presidente della Lazio, Claudio Lotito, che preferirebbe strade alternative, come forme di cartolarizzazione dei diritti tv, presentate da altri gruppi finanziari come l’americana Fortress. Circa due terzi dei presidenti sarebbero invece a favore delle offerte dei fondi: consensi che potrebbero essere decisiva in vista dell’assemblea del 30 luglio che esaminerà le offerte dei private equity. In questi ricavi ci sarebbe qualcosa come 330 milioni da ricavi internazionali (una stima definita prudente) oltre a Coppa Italia, Supercoppa, adv, introiti da bar ed esercizi commerciali. Il tutto con un livello di costi che negli anni lieviterebbero da 264 a 350 milioni per utili sempre crescenti da 1,8 (raddoppiati quindi da subito rispetto agli incassi attuali da diritti tv) a 2,6 miliardi annui alla fine del quinquennio”.
Il quotidiano afferma che “il presidente del Napoli vorrebbe insomma venti club di Serie A slegati dai destini dei licenziatari dei diritti (in questo triennio Sky e Dazn) e comunque senza l’apertura della media company a un fondo di private equity come invece previsto dal progetto che la Lega del presidente Paolo Dal Pino e dell’ad Luigi De Siervo sta portando avanti e giunto a uno snodo cruciale. Per venerdì, infatti, sono attese le offerte vincolanti dei private equity”.
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