Mentre la Nazionale entra nel vivo della preparazione per l’esordio nel girone di qualificazione ai Mondiali, l’aria che si respira nel ritiro azzurro è quella del cambiamento. Luciano Spalletti, al comando dell’Italia dopo un’estate di transizione, sta rimodellando la squadra in vista della sfida contro la Norvegia dell’attesissimo Erling Haaland.
Spalletti sorprende tutti: Italia con un nuovo volto in vista della Norvegia
Nel pomeriggio, a porte chiuse ma con molti occhi indiscreti, gli azzurri hanno affrontato in amichevole la formazione Under 18 della Fiorentina. Non è stato solo un test fisico: l’allenamento ha rivelato alcuni dettagli interessanti sul piano tattico. Il commissario tecnico ha infatti sperimentato una configurazione inedita per l’Italia: il 3-4-2-1.
Questa scelta segna un netto distacco dalle ultime uscite azzurre. Il modulo prevede una difesa a tre, con due centrocampisti offensivi a supporto dell’unica punta. Interessante l’uso di Frattesi come incursore tra le linee, affiancato alternativamente da Raspadori o Orsolini – con quest’ultimo in vantaggio. Per il ruolo di terminale offensivo, la sfida resta apertissima tra Retegui e Kean. Sul fronte difensivo, si delineano le prime gerarchie. Spalletti ha testato diverse combinazioni, inserendo Gatti e Bastoni come braccetti, mentre al centro si sono alternati Coppola e Rugani, quest’ultimo aggregato solo di recente. Ecco le due formazioni schierate durante l’allenamento:
Italia A (3-4-2-1): Meret; Gatti, Rugani, Ranieri; Cambiaso, Barella, Ricci, Udogie; Frattesi, Raspadori; Retegui.
Italia B (3-4-2-1): Donnarumma; Di Lorenzo, Coppola, Bastoni; Zappacosta, Casadei, Rovella, Dimarco; Orsolini, Tonali; Kean.
Lucca e Maldini hanno agito da elementi jolly, inserendosi in entrambi i gruppi nel corso della partita. Il match ha permesso a Spalletti di osservare da vicino nuove soluzioni, anche in vista delle caratteristiche della Norvegia, squadra fisica e verticale. Il messaggio è chiaro: l’Italia cambia pelle. La trasferta di Oslo non sarà solo una partita di qualificazione, ma il primo banco di prova di un’idea nuova, ambiziosa e – forse – più adatta a certi scenari internazionali.
Andrea Alati