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Bove verso il ritorno in campo, ma per giocare dovrà lasciare l’Italia: il punto sulla sua situazione

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Superati gli esami cardiologici, il centrocampista tornerà alla Roma dal 1° luglio. Ma la normativa italiana gli impedisce, per ora, di scendere in campo in Serie A

Bove verso il ritorno in campo, ma per giocare dovrà lasciare l’Italia: il punto sulla sua situazione

Il ritorno di Edoardo Bove sul terreno di gioco è sempre più vicino, anche se – paradossalmente – non sarà in Italia. Gli ultimi accertamenti medici ai quali è stato sottoposto il centrocampista, a seguito del malore accusato lo scorso dicembre durante Fiorentina-Inter, hanno dato esiti incoraggianti. Secondo quanto riportato da La Gazzetta dello Sport, il giocatore ha superato tutti i test cardiologici senza rilevazioni preoccupanti. Resta da affrontare solo un’ultima visita di idoneità sportiva, considerata poco più che una formalità.

Tornerà alla Roma, ma il campo resta un’incognita

Dal 1° luglio, Bove rientrerà ufficialmente alla Roma, al termine del prestito annuale alla Fiorentina, che non ha esercitato l’opzione di riscatto non avendo raggiunto il numero minimo di presenze richieste. Il futuro però è ancora tutto da scrivere: tra le opzioni possibili ci sono la permanenza nella capitale, un ritorno in viola con una nuova formula, oppure un trasferimento all’estero.

E proprio il panorama internazionale rappresenta oggi l’unica strada concreta per un suo rientro agonistico.

Il nodo della normativa italiana: defibrillatore e stop alla Serie A

Il vero ostacolo alla ripresa dell’attività in Italia è rappresentato dalla normativa vigente, che attualmente non consente ai calciatori con defibrillatore sottocutaneo di ottenere l’idoneità sportiva per competere nei campionati professionistici. Un limite che non esiste in altre nazioni europee: emblematico il caso di Christian Eriksen, tornato a giocare in Premier League dopo il collasso a Euro 2020.

Questa disparità normativa ha riacceso il dibattito anche a livello istituzionale. Nei mesi scorsi, infatti, il Ministro per lo Sport Andrea Abodi ha avviato un confronto con la Federazione Medico Sportiva Italiana (FMSI) per valutare un aggiornamento delle regole. L’ipotesi è quella di consentire il rientro in campo a chi è dotato di defibrillatore, a condizione che il giocatore firmi una dichiarazione di assunzione di responsabilità, come avviene già in altri Paesi.

Fiducia e determinazione, ora la scelta spetta a Bove

Bove, dal canto suo, non ha mai nascosto la determinazione a tornare in campo, consapevole che il recupero fisico è stato possibile anche grazie a una forte tenuta psicologica. Ora sta a lui decidere quale percorso intraprendere. La soluzione estera, almeno nel breve periodo, appare la più realistica per rivederlo sul rettangolo di gioco.

Il suo caso, però, potrebbe diventare una pietra miliare anche dal punto di vista normativo, aprendo un varco per altri atleti che si trovano nella stessa situazione. Se così sarà, il nome di Edoardo Bove resterà legato non solo al calcio giocato, ma anche a un cambiamento potenzialmente storico per lo sport italiano.