Era il 10 luglio 1975 quando il Napoli sconvolse il calcio italiano acquistando Beppe Savoldi dal Bologna per una cifra che fece epoca: 2 miliardi di lire. Un’operazione che fece esplodere l’entusiasmo dei tifosi ma anche le polemiche in mezza Italia. In un Paese attraversato da tensioni sociali; disoccupazione; crisi economica e tanti altri problemi, l’investimento del presidente Corrado Ferlaino fu considerato da molti un insulto alla miseria. Specie in una partenope che ancora portava i segni del colera e aveva i rifiuti in strada. Eppure, sul piano calcistico, fu una mossa ambiziosa: Savoldi arrivava per dare continuità a un progetto tecnico nato con Luis Vinicio e il secondo posto in campionato. La cifra, in realtà, era inferiore (1,4 miliardi + due contropartite), ma i “due miliardi” fecero più rumore. Giornali, opinionisti e politici si scagliarono contro il club, accusandolo di irresponsabilità. Unica voce fuori dal coro: Enzo Biagi, che difese Ferlaino definendolo un manager lucido.
Napoli, un affare ben riuscito
L’attaccante fu accolto come un eroe: 75mila abbonamenti sottoscritti, 3 miliardi d’incasso. In maglia azzurra segnò 77 gol in 165 partite, conquistando una Coppa Italia e una Coppa Italo-Inglese. Lo scudetto non arrivò, ma “Mister due miliardi” divenne simbolo di un’epoca. Un tempo in cui il calciomercato era ancora fatto di strette di mano e grandi sogni, prima che arrivassero le clausole da 100 milioni e i fondi internazionali. Storie di un calcio che non c’è più, ma che vale la pena ricordare.
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Felice Torino