CorSport – Napoli, i Fab Four iniziano ad incantare! Lotta con il passato per Conte…
Il Napoli di Antonio Conte e la Juventus di Igor Tudor hanno cominciato il lungo weekend di Serie A al comando della classifica con 9 punti dopo le prime tre giornate e oggi, dopo le ultime partite in agenda, potranno trovare al massimo compagnia nella Cremonese – attesa a Verona dall’Hellas -, l’unica a punteggio pieno che potrebbe ancora unirsi al tandem di testa ma anche una neopromossa che in ottica futura, verosimilmente e con tutto il rispetto e l’ammirazione possibili nei confronti di Nicola e del club, non parteciperà alla lotta per lo scudetto. Nel frattempo la Roma, la quarta al passo, s’è fermata ieri all’Olimpico contro il Torino: -3. A fare un involontario regalo al Napoli? Due amici carissimi: Ngonge e Simeone, due campioni d’Italia appena ceduti, rispettivamente autori dell’assist e del gol dell’1-0 che ha fermato la corsa di Gasp.
In attesa che il Milan completi il rodaggio e considerando le difficoltà dell’Inter (-6), sembra proprio che il dio del campionato stia costruendo i presupposti di un testa a testa Napoli-Juve. È presto? Sì, ma il duello comincia a farsi interessante. Un assaggio di tante sfide passate, ma anche il passato bianconero dell’uomo che sta arricchendo il presente azzurro di novità tattiche e di una mentalità vincente. La Juventus sta a Conte come il cielo sta alla terra: sono l’uno un pezzo di storia dell’altro. Ma oggi il Napoli e Napoli stanno a Conte come il Golfo al Vesuvio. Dopo lo scudetto e una tempesta di sentimenti travolgenti, il signor Antonio ha ribaltato anche i bookie più scaltri: il ritorno a Torino non era quasi quotato, s’erano mossi in tanti, pezzi forti compresi, ma a lui è bastato sedersi con De Laurentiis e Manna per decidere di non ascoltare proposte preannunciate. Voleva chiarezza, sì, ma evidentemente credeva nel futuro del Napoli. E oggi, dopo una campagna acquisti importante, lo sta ricostruendo con architetti, ingegneri, operai e con artisti che sanno anche fare gli operai (De Bruyne). Tutti fanno tutto, nel suo gruppo di lavoro: si chiama spirito di squadra vera. Un po’ quello che Tudor, fino al Mondiale ritenuto in bilico o addirittura di passaggio, sta provando con successo a dare alla sua Juve accorta e cinica. E così, primi in classifica e per solidità; anche se ognuna delle due squadre dovrà continuare a dimostrare di averne tra la gestione della Champions e l’arrivo dell’inverno. Tra nuovi esami e inevitabili difficoltà. Al momento, però, la storia è questa e inizia a diventare seria.
Se la Juve è la novità, il Napoli è una conferma. È una certezza che Conte ha affermato ancora tra Sassuolo, Cagliari e soprattutto Fiorentina con una prestazione superba per 79 minuti: ferocia, equilibrio, intensità, occasioni, gol, neanche un tiro subito nello specchio o soltanto l’odore del pericolo. Il Napoli continua il corso accelerato per diventare grande con tutti i crismi: e ciò significa che certi cali di tensione come quelli del finale al Franchi non sono ammessi e tantomeno ammissibili. Un episodio? Si vedrà. Ma la pazienza che ha portato al successo sul Cagliari al 95′, senza perdere la testa un solo attimo, suggerisce cautela nei giudizi. Di certo la squadra è sempre più disinvolta, sicura e padrona del campo.
Difende a quattro e a cinque; alza il livello delle pressioni; quando serve va uomo contro uomo. Cambia, cresce, migliora a vista d’occhio. Gol e personalità si possono comprare al mercato: gli arrivi di De Bruyne e Hojlund dalla Premier sono la prosecuzione di un progetto inaugurato con McTominay. Ma a fare la differenza è il lavoro di Conte: sugli uomini e sui calciatori. Che forgiasse caratteri di ferro era risaputo, ma l’evoluzione tattica è costante. Un trasformista. Il Napoli non è più una squadra di lotta e sofferenza: gioca un bel calcio offensivo ma estremamente equilibrato, con lampi di classe e fulmini di intelligenza. Il Napoli ha la forma dell’acqua che Camilleri suggeriva al suo Montalbano: si adatta al recipiente che la contiene, agli interpreti di un sistema che non conosce numeri e limiti, ma rotazioni e codici; talento e classe;
applicazione e forza; sacrificio e due fasi recitate con identica ferocia. Se hai quattro cervelli geniali e qualche piede fatato, beh, perché non sfruttarli? È così che nasce il Napoli dei Fab Four che non danno riferimenti e schizzano come elettroni. Una vera bellezza dove sono tutti capaci di fare qualcosa per la squadra, per l’armonia di attacco e difesa. E in calce, il marchio di Conte. A fuoco.
Carlo Gioia