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Milan-Como in Australia, la protesta dei tifosi lariani: “Fotografia di un sistema marcio”

La decisione di disputare Milan-Como a Perth scatena la rabbia dei tifosi lariani. La curva attacca: “Il calcio non è più del popolo, ma del business”.

Milan-Como in Australia, la protesta dei tifosi lariani: “Fotografia di un sistema marcio”

È ufficiale: la sfida tra Milan e Como, valida per la Serie A 2025/2026, si disputerà a Perth, in Australia, il prossimo 20 febbraio 2026.
La decisione, approvata dalla UEFA e accolta dalla Lega Serie A come parte del progetto di internazionalizzazione del campionato, ha però scatenato una vera e propria bufera.

La scelta di spostare una partita tutta lombarda dall’Italia all’altro capo del mondo ha provocato l’immediata reazione dei tifosi del Como, che in un comunicato durissimo hanno espresso tutto il loro dissenso.

Il comunicato della curva del Como: “Questo non è calcio, è business”

La Curva del Como ha diffuso una nota ufficiale in cui denuncia la perdita dei valori autentici del calcio e l’eccessiva mercificazione del gioco.
Nel comunicato si legge:

“La UEFA ha dato l’ok: Milan-Como a Perth, in Australia. Ecco l’ennesima dimostrazione che questo calcio non ha più nulla di popolare. Non conta più la gente, non contano più i tifosi, non conta più la passione. Conta solo il denaro.”

I supporter lariani proseguono con toni durissimi:

“Una partita che dovrebbe appartenere a chi vive le gradinate, a chi macina chilometri, a chi si sacrifica ogni domenica viene strappata via e trasformata in uno show dall’altra parte del mondo. Per chi? Per sponsor, tv e interessi economici. Non certo per i tifosi. Questo non è calcio. È spettacolo confezionato per chi guarda da uno schermo, lontano anni luce da quello che succede sugli spalti.”

“Milan-Como a 14.000 km è la fotografia di un sistema marcio”

Nel comunicato la curva non risparmia critiche nemmeno al sistema calcistico nel suo complesso, accusato di aver smarrito le proprie radici popolari:

“In Italia il calcio è legato al territorio in modo viscerale. Siamo un Paese campanilistico per natura, dove ogni città e provincia difende la propria identità. Milan-Como è una sfida tra due realtà lombarde, tra lago e metropoli. Che senso ha giocarla a 14.000 chilometri di distanza? È la fotografia di un sistema marcio: partite vendute come pacchetti turistici, identità e storia calpestate in nome del profitto.”

La nota si chiude con un appello alla resistenza del tifo organizzato:

“Il calcio che conoscevamo, quello di tutti, non esiste più. Ma finché ci saranno curve che resistono e qualcuno a gridare che il pallone appartiene al popolo e non ai mercanti, non avranno vinto del tutto. Il calcio è nato popolare, e popolare deve restare. Tutto il resto è solo business mascherato da passione.”

Una scelta che divide: tra globalizzazione e identità locale

La decisione di giocare Milan-Como in Australia si inserisce in una strategia più ampia che mira a esportare il brand della Serie A sui mercati internazionali, seguendo l’esempio della Liga spagnola e della Premier League, già attive in questo senso.

Tuttavia, l’iniziativa solleva interrogativi profondi sul rapporto tra calcio e territorio.
Le tifoserie locali percepiscono lo spostamento come un tradimento delle radici popolari del gioco, mentre le istituzioni calcistiche difendono la scelta come necessaria per la crescita economica e l’appeal globale del campionato.