A sette mesi dal suo ingresso nel penitenziario numero 2 di Tremembé, nello Stato di San Paolo, Robinho ha parlato pubblicamente per la prima volta. L’ex attaccante brasiliano, condannato a nove anni di reclusione per aver partecipato a uno stupro di gruppo a Milano nel 2013, ha voluto chiarire la propria condizione all’interno del carcere, smentendo categoricamente le voci su presunti privilegi o ruoli di leadership.
Robinho dal carcere di Tremembé: “Nessun privilegio, non prendo farmaci e vivo come tutti gli altri detenuti”
In un video diffuso dal Consiglio della Comunità di Taubaté – organizzazione no-profit che collabora con la magistratura per monitorare le condizioni dei detenuti – Robinho ha spiegato di vivere una quotidianità identica a quella di qualsiasi altro prigioniero.
“La mia dieta, i miei orari del sonno, il mio lavoro… sono uguali a quelli di tutti gli altri detenuti”, ha dichiarato.
“Non ho mai ricevuto cibi diversi o trattamenti speciali. Durante le ore di lavoro faccio ciò che fanno tutti. Quando non si lavora, la domenica, possiamo giocare a calcio: è un momento concesso a tutti.”
“Non sono un leader e non ho problemi psicologici”
L’ex calciatore ha voluto respingere con decisione le notizie che lo descrivevano come una figura di riferimento tra i detenuti o come una persona in difficoltà psicologica.
“Le bugie che circolano, come il fatto che io sia un leader o che stia assumendo farmaci, non sono vere”, ha affermato.
“Non ho mai preso alcun tipo di medicinale, sto bene. È difficile stare in prigione, ma ho la testa sulle spalle. Qui il comando spetta alle guardie, noi detenuti obbediamo e basta.”
Le visite e la vita familiare
Robinho ha parlato anche del suo rapporto con la famiglia, precisando che le visite seguono le stesse regole previste per tutti:
“Le visite sono il sabato o la domenica. Quando mia moglie non viene da sola, viene con i miei figli. Il più grande suona, e possono venire anche i più piccoli. Non c’è alcun trattamento diverso, è tutto regolato come per ogni altro detenuto.”
Il contesto: condanna definitiva e vita a Tremembé
Robinho si trova nel carcere di Tremembé dal marzo 2025, dopo che la Corte Suprema brasiliana ha respinto il suo ultimo ricorso, rendendo definitiva la condanna a nove anni inflitta dalla magistratura italiana.
Il Brasile, che non consente l’estradizione dei propri cittadini, ha disposto l’esecuzione della pena sul territorio nazionale.
Il penitenziario in cui si trova l’ex attaccante è noto per ospitare detenuti ad alto profilo mediatico e per le sue rigide regole disciplinari, finalizzate alla rieducazione e alla reintegrazione sociale dei condannati.
Come ricordato dallo stesso Robinho, “qui l’obiettivo è rieducare, risocializzare chi ha commesso errori”.


