Dal roboante 3-1 contro l’Inter dello scorso 25 ottobre, il Napoli sembra aver perso luce, ritmo e soprattutto incisività. In quella gara, Kevin De Bruyne aveva illuminato il gioco fino al vantaggio dell’1-0 — firmato proprio dal numero 11 azzurro — prima di essere costretto a uscire per un infortunio muscolare. Da quel momento, il fuoriclasse belga non è più partito titolare e la squadra ha progressivamente smarrito la sua identità offensiva. Senza il suo faro tecnico, gli azzurri hanno realizzato appena una rete nelle ultime quattro partite, un dato che racconta con chiarezza la crisi di creatività e concretezza che ha colpito la formazione di Antonio Conte.
De Bruyne, arrivato in estate per dare visione e imprevedibilità al progetto, rappresentava il cuore pulsante della manovra: con lui in campo, il Napoli trovava spazi, verticalità e continuità nel palleggio. La sua assenza, invece, ha lasciato un vuoto evidente — non solo tecnico, ma anche mentale — che ha spento la fluidità e la fiducia di un gruppo che, fino a poche settimane fa, sembrava inarrestabile.
Napoli, senza De Bruyne si è spento l’attacco: solo un gol nelle ultime quattro gare e Conte ora deve reinventarsi
Nelle ultime partite, dunque, i numeri parlano da soli: zero gol contro Como, Eintracht Francoforte e Bologna, con la sola rete segnata a Lecce nelle quattro gare che non basta a mascherare un’involuzione evidente. Tra agosto e ottobre il Napoli era una macchina da gol, capace di segnare 19 reti nelle prime undici partite, con una varietà di soluzioni offensive che oggi sembrano svanite. Da settimane gli azzurri faticano a costruire occasioni, e quando ci riescono mancano di lucidità sotto porta. Conte ha provato a correre ai ripari, alternando moduli e interpreti: il tridente Politano-Højlund-Elmas, l’inserimento di Lang e Neres, fino al ritorno al 4-3-3 per riequilibrare la squadra. Ma la verità è che il vuoto lasciato da De Bruyne non è solo tecnico: è anche mentale. Il Napoli ha perso il suo riferimento, l’uomo capace di dare ritmo e inventiva tra le linee. Højlund è troppo isolato, il centrocampo fatica a trovare sbocchi e la manovra si fa prevedibile, lenta, priva di idee.
A peggiorare la situazione, un calo di fiducia collettivo: i giocatori appaiono contratti, timorosi nel tentare la giocata. Gli avversari hanno imparato a chiudere le linee centrali e a lasciare il Napoli in un possesso sterile. Ora arriva la sosta per le nazionali, un’occasione per Conte di ritrovare serenità e reinventare un sistema di gioco più dinamico. Ma la sensazione è chiara: senza De Bruyne, questo Napoli ha perso il suo motore creativo. E se il gol continuerà a mancare, anche la corsa scudetto rischia di rallentare prima del previsto.
Andrea Alati


