La storia tra Ivan Juric e l’Atalanta è durata pochi mesi, ma le crepe erano visibili sin dall’inizio. Una scelta nata da equilibri interni fragili, da visioni divergenti tra la famiglia Percassi e la componente americana del club, e da un’eredità – quella di Gian Piero Gasperini – impossibile da gestire senza condivisione totale.
Atalanta, amore mai nato con Juric: i retroscena di una scelta e l’arrivo inevitabile di Palladino
L’esonero del tecnico croato, atteso a ore, e il prossimo arrivo di Raffaele Palladino sulla panchina nerazzurra rappresentano la conclusione di un percorso segnato da incomprensioni, scetticismo e una convivenza mai davvero funzionale.
Un club, tre anime e una scelta mai condivisa
La gestione dell’Atalanta post-Gasperini si è trasformata in una sorta di “triangolo delle Bermuda” societario, in cui sono finite le ambizioni di tutti i protagonisti.
Da un lato Antonio e Luca Percassi, legati a una visione “familiare” e identitaria del club; dall’altro Pagliuca, rappresentante del fondo americano che controlla parte della società e fautore di un approccio più manageriale e internazionale.
Quando Gasperini lasciò Bergamo, i Percassi avrebbero voluto continuare con lui. Ma le tensioni accumulate negli ultimi mesi, unite alle perplessità di Pagliuca per la schiettezza del tecnico e la sua indipendenza comunicativa, portarono a un divorzio inevitabile.
È stato poi Luca Percassi a spingere per Juric, convinto che il croato fosse l’uomo giusto per proseguire il lavoro di Gasperini: stesso impianto tattico, stessa filosofia di intensità e disciplina, ma minore interferenza nelle scelte di mercato.
L’errore di fondo: continuità senza consenso
La nomina di Juric, però, non è mai stata pienamente condivisa.
Pagliuca non lo ha mai considerato una prima scelta, e Antonio Percassi nutriva forti dubbi già in estate.
Il risultato è stato un matrimonio imposto più che scelto, dove ognuna delle tre anime del club guardava alla panchina con aspettative diverse.
Il tecnico, arrivato dopo due esperienze fallimentari (Roma e Southampton), non è riuscito a conquistare né lo spogliatoio né i tifosi. Il suo carattere diretto, a tratti spigoloso, ha acuito le tensioni con la dirigenza e minato la serenità interna.
Palladino, il prescelto da mesi
Mentre Juric cercava di tenere insieme i pezzi, Raffaele Palladino era già nel radar del club.
Monitorato da tempo e contattato anche dalla Juventus, l’ex allenatore del Monza è stato individuato come il profilo ideale per aprire un nuovo ciclo: giovane, innovativo e capace di valorizzare una rosa che ha mostrato limiti strutturali soprattutto in attacco.
Per i Percassi, Palladino rappresenta la sintesi tra continuità e rinnovamento: un tecnico con idee moderne ma in grado di muoversi in equilibrio tra le diverse anime societarie.
Juric, un epilogo inevitabile
I numeri sono impietosi: tra Roma, Southampton e Atalanta, Juric ha collezionato 33 partite di campionato e appena sei vittorie. Un ruolino troppo povero per giustificare fiducia e continuità.
L’esonero, dunque, è solo questione di tempo.
Il croato lascia Bergamo senza rimpianti, ma con la consapevolezza di non aver mai avuto davvero la fiducia necessaria per costruire qualcosa di duraturo.
L’Atalanta, dal canto suo, riparte da Palladino, sperando che la nuova scelta non sia solo più condivisa, ma anche più coerente con l’identità che il club ha saputo costruire negli anni del “miracolo Gasperini”.


