Il dibattito sul ruolo dei dati nel calciomercato è diventato centrale negli ultimi mesi. Tra chi punta tutto su algoritmi e modelli statistici e chi difende la centralità dell’occhio umano, Walter Sabatini offre una visione lucida e controcorrente, forte di decenni di esperienza come direttore sportivo.
Sabatini: “Prima l’intuito, poi i dati. I calciatori non sono tennisti: ho comprato anche ubriaconi che giocavano divinamente”
L’ex dirigente di Roma, Palermo, Salernitana e Bologna riflette sul rapporto fra innovazione e tradizione, e lo fa rivendicando il valore dell’istinto, della sensibilità e delle relazioni umane nella scelta di un calciatore.
Secondo Sabatini, nessun algoritmo può sostituire ciò che l’esperienza ti permette di vedere in un singolo gesto tecnico o in un dettaglio caratteriale.
“I dati sono utili, ma non descrivono la qualità”
Alla domanda su come utilizzi i dati nel mercato, Sabatini risponde con franchezza:
“”I dati oggi sono inevitabili, fanno parte di un sistema che tutti dobbiamo conoscere. Sono uno strumento, ma per me restano collaterali. C’è chi li usa per decidere tutto, io qualche dubbio ce l’avrei.””
Il nodo centrale sta nei limiti dell’analisi numerica:
“”Le statistiche raccontano la ripetizione, non la qualità. Ieri ho visto uno stop orientato di un calciatore che non gioca in Italia: un gesto così pulito da farmi pensare che l’avrei comprato subito. Non c’è algoritmo che possa anticipare ciò che l’occhio coglie in un secondo.””
È il principio che ha guidato gran parte della sua carriera: dalla scoperta di talenti come Nainggolan, Marquinhos, Pastore, Dybala e tanti altri, fino alla gestione di gruppi complessi in contesti competitivi.
L’istinto come bussola: “La psiche fa un lavoro automatico”
Sabatini descrive un processo interiore che nasce dall’esperienza accumulata:
“”Ho avuto centinaia di giocatori. Quando ne vedo uno nuovo, il mio cervello seleziona automaticamente ciò che conta. È una reazione naturale, quasi biologica. Poi magari controllo i dati per capire se ciò che ho visto regge anche dal punto di vista atletico.””
Le statistiche, quindi, entrano in gioco solo dopo l’intuizione:
“”Se i dati mi dicono che un centrocampista corre 7 km invece di 12, o che accelera una sola volta a partita, allora mi fermo e ragiono. Magari il gesto tecnico rimane straordinario, ma il quadro cambia. I numeri servono a confermare o mettere in dubbio ciò che l’occhio vede.””
La personalità non si misura: “Non giudico un calciatore perché va in discoteca”
Uno dei passaggi più significativi riguarda l’aspetto umano, il più difficile da codificare in un modello analitico.
“”Ho comprato anche giocatori che erano ubriaconi, ma giocavano un calcio straordinario. Ridurre il giudizio a ‘va in discoteca o no’ è ridicolo. A me interessano la lealtà, la collaborazione, l’onestà intellettuale.””
L’ex ds distingue nettamente il calcio da sport individuali come il tennis:
“”Un tennista come Sinner deve fare i conti solo con sé stesso e con il suo staff. Un calciatore vive in un gruppo. Non sono le regole a dirti se un giocatore è forte, ma i piccoli gesti: se non si lamenta quando un compagno sbaglia, se rientra per coprire, se fa 40 metri per un raddoppio.””
È una visione che restituisce la complessità dello spogliatoio, un ambiente in cui la qualità tecnica conta quanto la capacità di stare dentro un sistema collettivo.
Il colloquio conta, ma le parole non decidono: “Gli sguardi sono più importanti”
Sabatini rivela di aver parlato spesso con i calciatori prima di acquistarli, ma senza affidarsi alle loro risposte:
“”Le parole sono gratis, non hanno valore. Io mi affido agli sguardi, ai comportamenti, a ciò che un giocatore non può mascherare. Quelle sono le vere informazioni.””
E come si raccolgono dettagli così specifici prima di portare un giocatore in squadra?
“”Mi informo, parlo con chi vive la quotidianità. Se un giocatore si comporta male, la città lo sa. Posso chiedere a un collega, a un dirigente, ma anche a una persona comune: quando fai il mio mestiere impari a capire chi ascoltare.””
Tra innovazione e intuizione: la sua visione del futuro
Il punto di arrivo del suo ragionamento è chiaro: il calcio moderno richiede l’uso dei dati, ma non può prescindere da chi sa interpretare uomini e contesti.
Per Sabatini il mercato non è un esercizio di statistica, ma un equilibrio complesso tra numeri e percezioni, informazioni e sensibilità, metodo e intuito.
E il suo monito finale sintetizza perfettamente il pensiero:
“”I dati sono essenziali. Ma i giocatori li scegli con l’occhio, con l’esperienza e con la capacità di capire chi hai davanti. Il calcio non è un algoritmo: è una relazione umana.””



