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CorSport – Conte passa dall’inferno al paradiso in tre giorni! Il Napoli sa ancora vincere

Antonio Conte, coach of S.S.C. Napoli, participates in the 12th day of the Serie A Championship between S.S.C. Napoli and Atalanta B.C. at the Diego Armando Maradona Stadium in Naples, Italy, on November 22, 2025. (Photo by Domenico Cippitelli/NurPhoto via Getty Images)

CorSport – Conte passa dall’inferno al paradiso in tre giorni! Il Napoli sa ancora vincere

E così, nel giro di tre giorni, dall’inferno al paradiso senza passare per il purgatorio, prima spazzolando l’Atalanta, poi atterrando il Qarabag, col Napoli e Conte messi alla gogna per quei sette giorni di crisi urlata in tutta Italia, ma anche in città, squadra e tecnico si sono rialzati, ed eccoci qua, uomini di poca fede e critici di fede discutibile, sappiamo ancora vincere e persino giocar bene. Ammattisco con le poco allegre comari di Windsor che dalle Alpi ad Agrigento avevano sparlato e detto di tutto, Conte se ne va, Conte si deve dimettere, cacciate Conte e altre invettive. Sui media che comandano, giornali e piattaforme televisive, c’è una clamorosa marcia indietro, rimangiandosi insinuazioni e falsi sgub, ollà, ora Conte è uno stratega, Conte inventa il 4-3-3 contro l’Atalanta, sfodera il 4-4-2 contro il Qarabag e, nel giro dei suddetti tre giorni, porta a casa due nette vittorie, sei gol, allegria e il benservito alle fate ignoranti. Questo è il calcio. Guai a fare i sapientoni. Ma c’è stato anche un evidente tramamino verso un allenatore che parla troppo forte e chiaro e verso una squadra che è meglio tenerla in disparte. Questa squadra e questo club, il Napoli, bilancio sano, calciomercato ben puntato, formazioni rinnovate e sempre competitive, danno fastidio alla gran barca del pallone che sta fuori di miliardi e da due Mondiali. Ma c’è sempre la scappatoia polemica per salvare la precipitosas sentenza di crisi. Ed ecco le pezze a colori, Conte si è finalmente accorto di Neres e Lang, Conte ha finalmente cambiato, Conte è passato alla difesa a tre. Come se tutto questo potesse bastare. Al di là delle formule e del rilancio al momento opportuno di quei calciatori che giocavano poco, c’è stata la conferma che tecnico e squadra sono compatti e che Conte continua a trasmettere la sua energia e la squadra la recepisce appena che, poco poco, tornano la condizione fisica e l’entusiasmo. Non s’era rotto nulla nello spogliatoio del Napoli. Si è solo ricomposto quello spirito, che si stava perdendo, del quarto scudetto. Andiamo a giocare con l’elmetto. A Conte piacciono le frasi ad effetto. Lui, da giocatore, è stato un guerriero. Prima non c’erano le condizioni per passare a una squadra più offensiva. Sono gli allenamenti a suggerire a Conte i giocatori da mettere in campo, i più in forma, senza figli e figliastri. Conte è un uomo leale e corretto. Interviene e parla senza nascondersi. Meglio una cruda verità che una pietosa bugia. A modo suo, con quelle frasi inventate dal suo particolare gergo, Conte ha dato la scossa per riprendere un cammino che Eindhoven e Bologna avevano bruscamente interrotto. Ed ecco gli accorgimenti per tornare a galla, per migliorare, non solo Neres e Lang finalmente pronti, ma anche la nuova posizione di Di Lorenzo esterno destro di centrocampo capace di inserirsi nella manovra offensiva senza scoprire la difesa, come poteva accadere quando il capitano faceva il terzino, ecco la vecchia guardia sollecitata ad onorare lo scudetto sulle maglie. E se, poi, Mcfratm torna dirompente e risolutivo, allora tutto funziona nonostante gli infortuni a catena che hanno privato la squadra di un fuoriclasse come De Bruyne, di un giocatore “tattico” come Lukaku, di altri azzurri che facevano saltare ora la catena di destra e ora quella di sinistra. Calma. Si attendono, ovviamente, conferme. Ma il Napoli non è sparito dalla scena e Conte non è l’allenatore che rompe per la sua ossessione della vittoria. E De Laurentiis, nella sua nuova veste di vero presidente, sostiene tecnico e squadra, trasmette tweet di apprezzamento e serenità, scrive con garbo la verità del momento, esalta il gruppo con grande leggerezza. Bravi tutti ad eccezione, ovviamente, di quelli che attorno al Napoli avevano preparato un gran bel funerale.

Carlo Gioia