Federico Pastorello, uno degli agenti più influenti del calcio europeo e rappresentante di Romelu Lukaku e Alex Meret, ha raccontato a FanPage il proprio rapporto con i suoi assistiti, aprendo una finestra sul lato umano del centravanti belga.
Lukaku oltre il campo: il retroscena di Pastorello sul vero volto del bomber tra leadership, famiglia e scelte decisive
Secondo Pastorello, il valore di Lukaku supera i confini tecnici: “È un leader che guida gli altri non soltanto con le prestazioni, ma con una presenza costante, concreta”, spiega l’agente, rivelando dettagli che raramente emergono nel racconto mediatico.
La relazione con i suoi assistiti: tra riservatezza e dialogo continuo
Pastorello distingue i caratteri dei calciatori che segue.
“Con alcuni il dialogo è più discreto, come con Alex Meret, che è molto riservato. Lukaku, al contrario, ama confrontarsi. Spesso ci sentiamo anche tramite lunghe telefonate. Poi c’è Stefan De Vrij, che preferisce chiamarmi in video perché gli piace avere un contatto diretto. Ma forse la chat più particolare è quella con Lukasz Skorupski: abbiamo un gruppo condiviso anche con la moglie, che partecipa attivamente alle decisioni importanti. Parliamo davvero di tutto”.
Questa dinamica mostra un modo di lavorare che supera il rapporto classico agente-giocatore, diventando un vero supporto personale.
“Lukaku è un padre presente e un uomo sensibile”
Nell’intervista, Pastorello delinea un Lukaku lontano dagli stereotipi legati alla sua forza fisica.
“È un padre attentissimo. Si occupa dei suoi ragazzi e li segue con grande cura. Da questo si capisce la qualità della persona. La gente vede un atleta imponente, quasi un gladiatore, ma in realtà è un uomo sensibile, capace di sentimenti profondi”.
Un dettaglio che contribuisce a costruire un’immagine diversa del campione: non solo potenza, ma anche equilibrio emotivo, responsabilità e altruismo.
La rottura professionale dopo il trasferimento al Chelsea
Pastorello ricostruisce anche uno dei momenti più discussi della carriera di Lukaku: il passaggio dall’Inter al Chelsea.
“Quel trasferimento segnò la fine del nostro rapporto professionale. In quel momento, quando arriva un’offerta di quel livello, rifiutare è controproducente. Pensavamo fosse l’occasione giusta per valorizzare tutto ciò che aveva costruito all’Inter. Le cose poi non andarono come ci si aspettava, e lui scelse di interrompere la nostra collaborazione. Ho rispettato quella decisione”.
La separazione non ha intaccato il legame personale:
“L’affetto verso di lui è rimasto immutato. E infatti, due anni dopo, abbiamo ricominciato a lavorare insieme”.
Dietro le quinte di un affare complesso
Pastorello ricorda il momento in cui il trasferimento al Chelsea divenne finalmente realtà:
“Fu una trattativa estenuante. Quando arrivò l’ok definitivo, fu una liberazione. Ero a Folgaria, in pieno Ferragosto. Ricordo che lanciai il telefono in aria dopo che Marina Granovskaia accettò le ultime condizioni poste dall’Inter”.
Un aneddoto che restituisce la pressione e la complessità dei grandi negoziati di mercato.
Un riconoscimento mondiale
Infine l’agente ripercorre un momento personale di grande orgoglio:
“Quando mi premiarono come miglior agente al mondo a Dubai, davanti alla mia famiglia e alle mie figlie, fu una gioia immensa. È uno di quei momenti che ti restano dentro”.



