Repubblica – Napoli, Conte spiegasse come una «squadra di morti» è in cima al campionato
Tornano in due. Il miglior Napoli e il gioco all’italiana. Mai così chiara la sfida tra due maestri del campionato. Il tema lo detta lo sconfitto: Gasperini che per squalifica guida come da una nuvola la sua Roma, ancora scossa, con il Milan che le ha appena strappato il comando della classifica. E il solito. Controlli stretti, a ciascuno il suo avversario, la risposta dottrina di Gasperini. Conte l’accetta ma non la subisce, anzi la ribalta in suo favore.
È Conte che tira fuori le sue carte. Italianissime. E con quelle conduce la partita. Il Napoli si raccoglie davanti alla sua solidissima difesa a tre, realizza il doppio intento: ha il dominio del gioco con il possesso palla al 60 per cento, controlla con indiscussa superiorità, non si affatica perché la tattica di vigile attesa gli restringe la zona da coprire, nello stesso tempo la Roma che attacca con dissennato furore anche in sei deve lasciare spazi scoperti. È un invito al contropiede. Conte non chiede di meglio, prova la silenziosa gioia di chi sa di aver impostato bene la partita, di aver seguito la nuova strada, con Neres e Lang ancora freschi di naftalina, tenuti chiusi nel guardaroba per troppo tempo, fino al disastro di Bologna e alla sua esplosione d’ira.
Il 3-4-3 gli offre vantaggi evidenti. La linea a 3 con Beukema rivalutato a destra, Rahmani guarito al centro e Buongiorno come non si vedeva da tempo. Controllano senza affanno Pellegrini, il giovane irlandese Ferguson preferito a Dybala per un tempo nonostante l’annunciata novità di un ruolo da finto 9 per Dybala, quindi a sinistra la Roma manda lo sbiadito Soulé fra le braccia del superbo Buongiorno. Formidabile Di Lorenzo ovunque a destra.
Al centro nel primo tempo sono dei giganti Lobotka e McTominay, i migliori in campo per mobilità e lucidità, pronta, poderosa, continua costruzione.
Fino alla ripresa Antonio Conte è così appagato da cambiare poco o nulla. Vede il Napoli che in settimana ha sognato anche di notte, perché è felicemente riaffiorato, dopo i laceranti infortuni e l’opaca condizione fisica. Neres è il pugno che può stendere la Roma. Due volte lanciato in profondità da Hojlund corre libero e imprendibile per Hermoso nella verde prateria che la Roma aggressiva ma disordinata lascia libera. Attacca in troppi e male. La faccia di Cristante che si arrende nella rincorsa di Neres è quella della resa disperata. Troppo spietato e veloce Neres. Sul versante opposto non è da meno Lang per almeno un’ora, fino alla sostituzione.
Dybala rileva Soulé annullato da Buongiorno. La sua tecnica è temibile come l’ansia di chi sente la responsabilità di far valere la superiore tecnica.
Previsto l’ingresso di Politano che può dare una migliore protezione sulla destra, nulla è lasciato al caso perché il Napoli rinforza gli ormeggi fiutando burrane nell’aria. Neres, l’uomo X del Napoli, sembra stremato ma accetta di fare la prima punta al posto di Hojlund. A sinistra intanto si sposta Elmas.
Stavolta no, Conte pretende troppo. Neres disteso sul campo è l’immagine di chi ha dato tutto, troppo, non è di acciaio, non resta che mandare Lucca, uno dei grandi esclusi dell’anno, a dargli il meritato riposo. Ne avrebbe bisogno tutto il Napoli, perché né Politano né Elmas hanno restituito la placida sicurezza del primo tempo. Nel sofferto finale entra con un intervento di coraggio e intuito anche Milinkovic Savic nella top class di una vittoria tutta da raccontare. Una domanda sottovoce a Conte. Almeno nel film Again 2 si svelerà il mistero dell’autunno? Come una «squadra di morti» a Bologna è lassù con il Milan in cima al campionato? Se il presidente vuole e il regista vi riesce, è un film da Oscar.
Carlo Gioia



