Ricordate l’omicidio di Vittorio Boiocchi, capo ultras dell’Inter? Oggi si è aperta in Corte d’Assise l’udienza contro il suo ex luogotenente, Andrea Beretta ed altri 4 imputati – Gianfranco e Marco Ferdico (padre e figlio), Daniel D’Alessandro e Pietro Andrea Simoncini – tutti coinvolti in questo crimine perchè assoldati dallo stesso Beretta per ammazzare il suo responsabile. Motivo: i proventi da biglietteria e merchandising legati all’Inter.
Una guerra tra ultras all’ombra della ‘ndrangheta
Questo omicidio ha segnato l’inizio del crollo del sistema criminale che per anni aveva controllato le Curve di San Siro. Quelle rivalità, poi, nel giro di due anni hanno prodotto un secondo omicidio. Quello di Antonio Bellocco, il 4 settembre 2024, davanti alla palestra Testudo frequentata da ultras interisti a Cernusco sul Naviglio. Bellocco fu accoltellato a morte dallo stesso Beretta dopo aver scoperto che, insieme allo stesso gruppo che aveva partecipato all’omicidio di Boiocchi, stava progettando la sua uccisione. Il sicario doveva essere D’Alessandro “Bellebuono”, lo stesso che aveva freddato Boiocchi con 5 colpi di pistola calibro 9. D’Alessandro aveva anche acquistato un sacco di calce viva al Leroy Merlin per coprire la fossa nella quale doveva essere buttato Beretta per far sparire ogni traccia di lui. Ma D’Alessandro, legato a Beretta da un debito di riconoscenza (gli aveva salvato la vita dai calabresi) decise di confessargli tutto. L’omicidio di Boiocchi ha segnato il punto più alto dell’ingerenza dalla Ndrangheta nel tifo organizzato di San Siro, ormai totalmente affidato alla protezione delle ‘ndrine e titolari assoluti dell’economie che gira intorno allo stadio Meazza. Un’influenza estesa anche ai club di Milan e Inter, pur riconosciuti parti lese nel processo “Doppia Curva”.



