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Napoli, il 2025 finisce col botto: la Supercoppa e il blitz di Cremona caricano gli azzurri per un gennaio infernale tra scudetto e Champions

Se il buongiorno si vede dal mattino, il tramonto di questo 2025 regala al Napoli orizzonti sereni, ma non ancora sgombri da nubi. Il 2-0 dello “Zini” contro la Cremonese, arrivato sull’onda lunga dell’entusiasmo per la Supercoppa Italiana alzata al cielo contro il Bologna, è la morfina necessaria per sedare i dolori di una prima parte di stagione vissuta sulle montagne russe.

L’anno della verità inizia adesso: un Napoli formato “scontri diretti” saluta il 2025 col trofeo

Il Napoli va in vacanza (breve) con un trofeo in bacheca e tre punti vitali. Eppure, scorrendo il ruolino di marcia da agosto a dicembre, la sensazione dominante è quella di un’incompiuta. Una squadra capace di tutto e del suo contrario, affetta da una sorta di schizofrenia calcistica che esalta e deprime la piazza nel giro di pochi giorni. Il paradosso azzurro è nei numeri. Il Napoli di questa stagione 2025/26 si è travestito da “Robin Hood”: spietato con i ricchi, generoso con i poveri. Il cammino negli scontri diretti è da scudetto: Inter dominata, Juventus battuta, colpo esterno all’Olimpico contro la Roma e tris all’Atalanta. Quando l’asticella si alza, il gruppo risponde presente, mostrando muscoli e personalità. Il problema sorge quando la tensione cala. Le sconfitte contro Udinese, Torino e quel ko in campionato col Bologna, poi vendicato in finale di Supercoppa, raccontano di una squadra che fatica a trovare motivazioni contro le medio-piccole. Un difetto di fabbrica che, alla lunga, rischia di pesare sulla classifica più degli scontri diretti.

Ma è volgendo lo sguardo oltre confine che i dubbi diventano timori. Se in Italia il Napoli è una certezza, in Europa appare fragile. Il cammino internazionale è stato accidentato: le vittorie “di dovere” contro Sporting e Qarabağ non bastano a cancellare i passaggi a vuoto contro le big. Il City e il Benfica hanno messo a nudo i limiti difensivi, ma è la notte di Eindhoven che resta il vero buco nero della stagione. Quel 6-2 incassato dal PSV a ottobre è una macchia che non è andata via col lavaggio, uno shock anafilattico che ha rischiato di compromettere l’autostima del gruppo. Lì il Napoli si è scoperto nudo; da lì è dovuto ripartire.

Ora il calendario non ammette più repliche. Se dicembre è stato il mese della riscossa, gennaio sarà il mese del giudizio. Alla ripresa, il Napoli si troverà di fronte un percorso a ostacoli da brividi che definirà, una volta per tutte, se questa squadra può lottare per il titolo o dovrà accontentarsi di un piazzamento. Si parte il 4 gennaio all’Olimpico contro la Lazio, poi la trasferta a San Siro contro l’Inter (11 gennaio) e, dopo il Verona, la sfida eterna a Torino contro la Juventus (25 gennaio). Come se non bastasse, in mezzo ci sono le notti europee da dentro o fuori contro Copenhagen e il gigante Chelsea. Un tour de force brutale. Il Napoli chiude l’anno con la pancia piena per la Supercoppa, ma con la consapevolezza che il bello – e il difficile – deve ancora venire.

Andrea Alati