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Maledetto fu quell’otto ottobre

Maledetto fu quell’otto ottobre, maledetta fu quella gara, Polonia-Danimarca terminata 3-2, maledetto fu quel 35′ minuto che costrinse Milik a lasciare il terreno di gioco. Negli spogliatoi volto tirato, il dolore alla gamba che non cessava di tormentarlo, gli occhi lucidi, Arek lo sapeva: qualcosa si era rotto.

 

Il viaggio verso Roma con la speranza di dover stare lontano dal campo solo per qualche settimana ed invece, il 9 ottobre a Villa Stuart la sentenza che fece il giro del mondo: “Rottura del crociato anteriore: Milik deve sottoporsi ad intervento chirurgico”.

L’operazione condotta in maniera magistrale dal professor Mariani, i messaggi d’affetto che arrivavano dai compagni, dai tifosi, la foto pubblicata su instagram dalla fidanzata Jessika quella stretta di mano e quel
“Nel giorno più importante. Ti amo”. Il presidente che va a fargli visita, scuro in volto perché consapevole che il Napoli avrebbe di lì a poco affrontato periodi bui senza il bomber polacco, capace di render meno doloroso l’addio di Higuain.

La voglia di ritornare, di correre, di lottare, quel video a poche ore dopo l’operazione che lo ritraeva già in piedi, che camminava e che sorrideva, aveva fatto tirare un sospiro di sollievo a tutti gli addetti ai lavori.

Poche settimane dopo e l’account ufficiale del Napoli posta una bellissima foto che ritraeva proprio Milik a Castel Volturno, impaziente e con la voglia di tornare a calciare quel pallone quanto prima.

In tanti si sono sbilanciati sui tempi di recupero del giovane polacco, non ultimo Robert Smigielski, medico della Nazionale polacca. Smigielski si è schierato per una linea prudente. Per lui è prematuro affermare che Milik possa tornare in campo cento giorni dopo l’infortunio. Tra cento giorni, ha aggiunto scherzando, potrà fare shopping, ma giocare è un’altra cosa. Smigielski ha sostenuto che una cosa è la volontà dell’atleta e un’altra sono i fisiologici tempi di recupero. “Dipende da come sarà guarito il ginocchio, da come procederà la riabilitazione. Oggi è prematuro parlare di tempo di recupero. È inutile mettere fretta al calciatore, è un pio desiderio parlare di cento giorni. Milik deve avere il tempo per guarire in fretta, senza pressioni. È un grosso errore accelerare il rientro, la ricostruzione del legamento non è una cosa semplice. Milik è giovane, ha una lunga carriera davanti a sé, questa fretta è inutile”. Centocinquanta giorni significherebbe avere Milik in campo agli inizi di marzo.

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Che voglia….. #ForzaNapoliSempre

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Smiglielski ha aggiunto che “in tutto il mondo il tempo standard di recupero è nove mesi. Sei mesi è il periodo minimo. Certo, ci sono le eccezioni ma sono casi particolari, atleti che hanno un’ottima struttura muscolare-scheletrica. Non è questione di determinazione dell’atleta. Adesso non si può fare alcun tipo di previsione. La funzionalità dell’atleta sarà resa evidente dalla risonanza magnetica. Lui non deve tornare per fare shopping ma per giocare a calcio ad alti livelli e quindi bisogna essere sicuri che il recupero sia avvenuto perfettamente”.

Insomma, Milik potrebbe tornare a disposizione del tecnico per i primi di marzo, la società non è riuscita a trovare un degno sostituto, da quando Milik si è infortunato, il Napoli non segna più come prima, non ha più quella fluidità di manovra che l’aveva reso sexy agli occhi d’Europa. In soli 593′ in 9 partite disputate Milik aveva già realizzato 7 goal e 1 assist. L’assenza di Arek è chiara, come evidente è anche l’incapacità di Gabbiadini di indossare le vesti del leader e trascinare la squadra.