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De Lurentiis: “Regalare sogni è nel mio dna. Su Maradona vi dico che…”

Il Presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis ha rilasciato alcune interessanti dichiarazioni ai microfoni di BeIN Sports. Tanti i punti toccati dal presidente dal suo ingresso nel mondo del calcio, all’inevitabile sfida che vedrà il suo Napoli protagonista al Santiago Bernabeu.

Il mio ingresso nel mondo del calcio? Avevo sempre immaginato di unire il mondo del cinema con lo sport. Nel 2004 ero a Los Angeles per un film con la Jolie e Jude Law. Dopo la fine delle registrazioni andai a Capri e sui giornali appresi una cosa incredibile, ovvero che il Calcio Napoli non esisteva più. Mi sembrava uno scherzo, chiamai subito gli avvocati per conoscere se c’erano pretendenti pronti a comprarlo. Pensavo di ripartire alla grande, non dalle serie minori, invece non fu così. La città era ferita a morte. La Federcalcio mi venne incontro, ci fecero partire dalla Serie C1 dove ci volevano ammazzare: dovevamo chiuderci negli spogliatoi, ci sputavano in testa.

Sul Real? Abbiamo giocato contro il Barcellona nel Gamper, con il Real è la prima volta. Nessuna squadra è imbattibile, le circostanze determinano il risultato. Negli ultimi anni siamo cresciuti tantissimo, siamo l’unica squadra italiana da sette anni consecutivi in Europa anche se il nostro fatturato è un quarto di quello del Real, del City o del Manchester United. Può essere che abbiamo più fame del Real che ha vinto tutto e viene dalla Champions vinta l’anno scorso. Vincere sarebbe un’impresa eroica: ci sono partite che valgono più di un intero campionato. Quando giochiamo con la Juventus e vinciamo, la vittoria vale tutta l’annata. Non abbiamo la pretesa di vincere la Champions, i ragazzi saranno carichi. Sarebbe una gran cosa per i tifosi. Regalare sogni è nel mio dna di produttore cinematografico.

Su Cristiano Ronaldo? È un fuoriclasse, non averlo contro sarebbe il top del top anche se ha dimostrato di saper motivare i compagni anche fuori dal campo come accaduto nella finale degli Europei.

Inevitabile la domanda sulla rivale di sempre e sul passaggio di Higuain alla Vecchia Signora: “Sulla Juventus e Higuain? Quest’anno siamo più forti dello scorso anno, senza Higuain Sarri ha capito che bisognava tornare ad un gioco corale, di squadra. In questo modo abbiamo fatto di necessità virtù. Sarri ha rimesso in pista tutti i calciatori anche con l’infortunio di Milik. Avrebbe potuto puntare solo di lui in quanto erede di Higuain, invece ha puntato sull’intera squadra. I bianconeri hanno il fatturato più alto in Italia, gli Agnelli vogliono vincere a tutti i costi.

Higuain ha una famiglia straordinaria con due anime: una più sentimentale rappresentata dal padre e dallo stesso Gonzalo, l’altra più commerciale con il fratello Nicolas e la madre. Noi ci incontrammo con il padre e il fratello all’aeroporto di Venezia dove firmammo il primo contratto: proposi a Higuain un aumento dell’ingaggio, già di per se elevato, contratto che rese soddisfatti sia il padre che Nicolas. Rimandammo la sottoscrizione cartacea dell’accordo per altre priorità, ricontattando poi in seguito Nicolas che però già da gennaio espresse una sorta di malcontento. Voleva una squadra fatta di nomi e star, mentre noi abbiamo la necessità di scoprire nuovi talenti. Nonostante la nostra offerta superiore a quella della Juventus, ha deciso di andare in bianconero. Avrà considerato l’età, il fatto di essere una prima donna, la possibilità di vincere lo Scudetto o la Champions.

Sul San Paolo? È come una toilette sporchissima, non ci voglio andare perchè non mi appartiene. Il calcio moderno non si basa più su dieci-ventimila spettatori assidui allo stadio. Ce ne sono ventimila che vengono allo stadio con costanza, ma abbiamo quattro milioni e mezzo di tifosi in Italia e nel mondo. Lo stadio si è virtualizzato: il calcio e il mondo dei tifosi si è trasformato, gli stadi di calcio concepiti come l’Allianz in Germania o in Inghilterra non hanno più senso. In futuro avremo stadi da 10-15 mila posti.

Su Sarri? Quando l’ho scelto c’è stata una sommossa da parte dei tifosi. Nelle sue prime tre partite abbiamo incontrato qualche difficoltà, così gli ho suggerito di cambiare modulo anche grazie a Giuntoli. Il trequartista non c’era, mentre avevamo un gran tridente offensivo. Sarri si convinse, e ha iniziato a ottenere risultati vincendo una partita dopo l’altra. Siamo in forte sintonia, è uno stakanovista che ha in testa solo il campo. Pensa solo al calcio, per lui è una piacevole tortura.

Su Maradona? Ha un problema con il fisco italiano che non ha ancora risolto. Se lo mettessi sotto contratto, diventerei perseguibile per il fisco italiano. Appena risolve i suoi problemi, mi piacerebbe esportare Napoli nel mondo grazie alla sua figura e alla sua creatività. Film sul calcio? Se ne dovessi fare uno, sceglierei la storia di Messi e gliela farei raccontare in prima persona.”