Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, ha parlato nel corso dell’evento Festival del Calcio di Firenze, dal Caffe Concerto Paszkowski: “Ventura? E’ arrivato alla nazionale dopo tanti anni di club. Con noi è stato al primo anno di Serie C, tredici anni fa. Poi al Torino ha fatto varie stagioni ottime, adesso è con l’Italia. Anche Conte è scappato dalla nazionale, che non ti dà la possibilità di avere un gruppo a disposizione da allenare: devi sottostare alle pressioni di molti ed è una situazione da manicomio. Per di più, quando poi non scegli un modulo semplice ma un 4-2-4 estraneo ai calciatori che utilizzi, forse te le vai anche a cercare le difficoltà. Le responsabilità non sono mai dell’allenatore, ma di chi l’ha scelto. Spareggio? Deve accadere un disastro per esser fatti fuori, mi preoccupa il dopo (il Mondiale 2018, ndr). Lascio volentieri questo problema a Tavecchio”.
Domanda di Sacchi: Come annullare le distanze tra la società Napoli e quelle storiche? “Sperando che questo mandato a Infront fra 4 anni scada e quindi di poterci mettere su una nostra piattaforma e salire di fatturato, portandoci allo stesso livello di Inghilterra, Germania e Spagna. Noi italiani dobbiamo sempre rincorrere gli altri, io lo so perchè ma non lo posso dire perchè partono mille denunce. Faccio spalle grosse e resisto: il Napoli sta facendo lotta di resistenza attraverso l’intelligenza. Il gruppo Napoli e quello storico De Laurentiis-Filmauro c’è una certa intelligenza che ci ha fatto sopravvivere in questi 44 anni di attività, senza un debito con nessuna banca. Quando provai a prendere il Napoli nel ’99 feci un lungo discorso sullo stadio virtuale e nessuno mi capì, con grande delusione. Ne ho riparlato quando ho acquistato il Napoli nel 2004, a volte non mi capivano. Nel 2006 chiamai tutti i giornalisti: ‘Adesso mi avete stancato, ora vi spiego che cos’è’. Non ci sono buoni e cattivi nei tifosi, se vado allo stadio posso essere un ultrà, ma posso esserlo anche senza andare allo stadio. Io ho pagato la Nielsen fare una ricerca: i tifosi veri del Napoli sono 35 milioni, simpatizzanti sono 120 milioni. Io non posso tradire i 35 milioni per alcune persone che hanno le loro idee e io li rispetto: io rispetto tutti per le motivazioni che hanno e per la caratura culturale. Chi esprime determinati concetti è perchè son figli della loro cultura, posso non condividere ma li rispetto.
Come fare lo stadio virtuale? Si accontentano i tifosi con campionati più snelli a 16 squadre, mettere le partite delle nazionali tutte concentrate in un posto, farli finire tutti quanti insieme i campionati e avere il tempo di preparare i campionati d esempio. Come riusciamo a preparare i campionati dopo il Mondiale? E’ davvero poco, è un problema che nessuno si pone perchè il calcio è una grande macchina alla quale si è levato il freno a mano e corre in discesa. L’ECA mi ha dato un incarico nel settore marketing per le squadre europee, ho composto un board di 20 persone con dentro Real, Barcellona, PSG, Bayern ecc. Adesso ci siederemo per capire cosa fare con il marketing per migliorare tutto. Non dobbiamo migliorare solo a vantaggio delle società, ma anche in base al pubblico: dev’essere fatto un ragionamento bilaterale. Bisogna aver grande rispetto per il pubblico per cui lavoro. Mi son sempre dovuto calare nell’audience, altrimenti avrei fatto film che piacevano a me ma senza far successo!”.
Fondi stranieri? “I fondi sono un cancro del calcio”.
Vi racconto un episodio molto divertente sull’acquistare il Napoli: lascio Los Angeles nel 2004 perchè andavo a Capri per i miei 20 giorni di vacanza. Lì avevo finito le riprese di un film con Angelina Jolie. Dovevo tornare ai primi di settembre, dovevamo girare il mondo per promuovere il film. Arrivo a Capri e avevo ospite De Vito, al Quisisana avevo un teatro di 600 posti che diventava il mio ufficio per quei 20 giorni. Vedo Gaucci: ‘Mi compro il Napoli per 5mln’. Chiamo uno dei miei amici capresi e chiedo novità. Mi dicono che il Napoli è fallito, mi sembrava molto strana come casa. Il 13 agosto chiamo all’epoca Profumo che era a capo di Unicredit e gli dico: ‘Ma io vorrei comprare il Napoli”. “Per carità, ti do tutti i film e soldi che vuoi, ma non ti posso finanziare per questa cosa!”, mi risponde. Io non so nulla di calcio, gli parlo per 10 minuti ed ebbe la grande umiltà di darmi ragione e mi mise in contatto con una persona che era a Capri come me. Alla fine mi disse che ci pensava 24 ore, poi venne il giorno dopo dicendomi: ‘Mi ha convinto’. Aspettai il 27-28 per capire quando si faceva il CdA in banca. Mi dicono che il CdA c’è verso il 7 settembre e li mandai a quel paese garbatamente. Presi i miei 32 miloni di euro, feci 32 assegni circolari da 1 mln e una sparpagliata da 730 mila euro. Pensai che con questo spezzettamento nessuno mi fregava, Pozzo arrivò a 17 milioni. Depositai questi assegni e il Napoli diventò mio.
Come mi sono accostato al calcio e al Napoli? Mio padre mi portava allo stadio, avevo questa passione verso il Napoli. Il calcio ci sottraeva sempre spettatori al cinema, in passato mi battevo per meno partite in tv perchè difendevo la produzione cinematografica e le sale. Poi pensai: ‘Ma sai che c’è di nuovo? Voglio combattere in Italia e mi butto anche nel calcio”.
Esiste un modello italiano del calcio da esportare? “Il problema dell’Italia sono i politici. Quando vai a Londra a giocare contro l’Arsenal, chiedo sempre di visitare lo stadio nei giorni attorno lo stadio. Vedi che hanno investito 350 milioni di sterline, poi hanno fatto 220 salottini. Hanno fatto un differenziale di utili di 3,2 miliardi di sterline attorno allo stadio. Vado dal sindaco di Napoli e gli chiedo la stessa cosa, ci metto 450 anni! Non riesco a firmare una convenzione da anni, gli ho anticipato 7 milioni che non mi restituisce mai. Ho deciso a Napoli di farmi uno stadio da pochi posti come un teatro e coperto, con un campo di calcio che poi mi scompare, va a 2 metri sotto: mi appare una piattaforma per fare dei concerti. Faccio uno stadio da 25mila posti, ho chiesto di buttare giù il San Paolo e mi han detto di no, ma come la volete cambiare questa città? Volevo fare anche dei grattacieli per vedere i posti magnifici attorno a Napoli. Farò uno stadio da 25mila e poi se ci sarà ancora il San Paolo giocheremo lì quelle 3-4 partite da 50mila spettatori”.
Genialata di prendere Sarri? “Con il look non sbaglia, quando mi ha detto: ‘Aurelio, non mettermi quei vestiti’. Io gli ho detto hai ragione, vuoi stare con la tuta? A me fa piacere, così in tutte le tv mi fai da sponsor! Empoli-Napoli persa 4-2 l’avete vista? Ecco com’è nata la genialata”.
De Magistris è una carissima persona, il suo problema è che è rimasto a Napoli a 1 miliardo e 700 milioni di dissesto finanziario che non è facile quando voleva fare il politico a Roma.
Clausola Sarri, come convincerlo? Non devo convincere nessuno, è troppo intelligente per capire che sta mettendo per iscritto quella teoria che aveva tanto inventato e applicato nelle serie minori, ora a Napoli ha avuto molto. Gli sono stati messi a disposizione giocatori che già con Benitez avevano dato il loro apporto e avevano dimostrato di valere, è chiaro che crescono ogni giorno che passa. Quindi Insigne di 4 anni fa non è quello di oggi, il Mertens di anni fa non è quello di oggi come Ghoulam e Jorginho, che mi dicevano essere piccolo fisicamente per la Serie A. Hysaj, Callejon, potrei citarli tutti! Lo stesso Milik quando arrivò mi dissero che eravamo pazzi per averlo pagato 30 milioni, quando invece subito segnò tanto. La gente secondo me ama parlare perchè non costa nulla, giusto che sia così. Cosa succederà con la clausola? E’ un gentiluomo ed è affezionato, Sarri si è mai diviso dalla moglie? Ha mai ripudiato il figlio? Allora non vedo perchè debba lasciare, è chiaro che dipenderà anche molto da me: ‘ccà nisciuno è fesso’, qualcosa faremo”.
VAR? “Volete darla sempre sulla schiena della Juventus, come se dovesse cambiare i campionati. E’ una società forte con una famiglia dietro le spalle, ha avuto anche i momenti ‘no’ con le penalizzazioni di Calciopoli. E’ tornata con noi in Serie A, ha avuto anche momenti negativi. Un plauso va ad Andrea Agnelli, è in una compagine con interessi molteplici: è una persona abile, sulla quale si può contare. A prescindere dalla Juventus, qualunque settore gli si affida”.
Meccanismi scaramentici essendo primi? “Ho sempre sostenuto che a fine marzo è molto importante sapere dove si è, all’inizio può far piacere ma è come guardarsi allo specchio e dire ‘mi è scomparso un pelo, sto bene’. Chi si loda si sbroda, bisogna coltivare l’umiltà che non è facile con ragazzi di successo. In questi ragazzi, che sono molto legati anche tra di loro, fanno gruppo”.
Il mio X-Factor: “L’umilità, il lavorare indefessamente in qualunque cosa e gli insegnamenti del cinema. Credo di poter lavorare in ogni impresa se la affrontiamo con umiltà e dedizione. Stiamo iniziando cinque attività estranee a calcio e cinema ed una cosa che mi è sempre piaciuta è l’agricoltura moderna. Fare il contadino moderno con un’industria molto sofisticata mi stimola moltissimo”.
Film sul calcio? “Quando non sapevo nulla di calcio feci ‘Tifosi’ e fu l’occasione per conoscere Maradona. Fino ad ora, tutti i film sul calcio, tranne ‘Sognando Beckham’, non hanno avuto troppo successo. Ci ho pensato varie volte ad una storia impossibile coincidente con quella di Messi ed i suoi problemi di salute di infanzia, ma sai cosa c’è? Alla fine i film sugli eroi risultano essere prevedibili. Sono affascinato dal calcio femminile, lì si potrebbe fare un film al femminile nel mondo del calcio: potrebbe chiamarsi “Donne nel pallone'”.
Sarri nel cinepattone? “Lo abbiamo interrotto perché quest’anno è il 35° cinepattone e sarà una cavalcata di quanto fatto e racconta come si è modificata l’Italia. Mi ha aiutato Paolo Ruffini, un altro toscano”.
Più difficile lavorare con gli attori o con i calciatori? “Nel cinema si vive quasi in simbiosi, si partecipa molto di più all’aspetto creativo. Nel calcio uno lascia libertà assoluta all’allenatore”.
Chiesa? “Il valore è in relazione non solo a quello che ti può dare ma percHè darà risultati nel tmepo dal momento che dovrà inserirsi e mettersi al servizio degli altri. Il problema dei Della Valle è che non hanno mai parlato di un prezzo, ma credo che sia caro. L’ho chiesto più volte, anche 20 giorni fa”.
Paura di diventare povero? “No, perché il denaro per me è sempre stato un mezzo e non il fine. Ti permette di aprirti ai sogni che diventano poi realtà. Lo stadio del Napoli: ad un certo punto volevo mandare tutti a quel Paese e farmi uno stadio da me. Io voglio farmi la mia città del Napoli come dico io!”
Roma-Napoli? “Speriamo Di Francesco non si porti sfortuna da solo (ride, ndr). Il Napoli deve vincere e non si deve fermare, ma è complicatissimo mettere insieme Nazionali e campionato. Ma questo non serva come alibi. Mai. Sono uomini adulti e responsabili, quando si scende in campo si lotta fino alla morte”.