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Dopo 40 anni il calcio non è cambiato: siamo tutti complici da Raciti a Ciro Esposito….

CALCIO MORTI ESPOSITO RACITI – Basta con questo calcio malato, basta. I tifosi, quelli veri, quelli che vanno allo stadio con le famiglie, con i propri figli, non devono più assistere ad uno spettacolo così vergognoso. Basta. Il calcio ora deve cambiare e deve farlo subito. Sospendere le partite? Perchè no, sospendere i campionati? Anche ma, servirà? Non credo.

Belardinelli è solo l’ultima vittima di un calcio malato

Siamo vittime e complici allo stesso tempo di un mondo che va alla deriva, di un’escalation di violenze che mirano a minare sempre di più il buon senso collettivo ed i vecchi valori, quelli sani, di un tempo ormai troppo lontano da ciò che viviamo oggi. Stiamo naufragando e non ce ne rendiamo conto. Belardinelli è solo l’ultima vittima del calcio. Cosa è cambiato? Nulla. Uno Stato impotente dinanzi alla follia del mondo ultras.

Da Paparelli a Ciro Esposito passando per l’ispettore Raciti

Ieri sera, prima del match tra Inter-Napoli, il tifoso del Varese, Belardinelli, è stato investito da un suv durante un vero e proprio agguato pianificato dai supporter nerazzurri ai danni di un gruppo di napoletani. E’ morto poco dopo all’ospedale, dopo che qualcuno l’ha lasciato all’ingresso del pronto soccorso. Non è l’unica vittima del calcio. Nel lontano 1979, a Roma, nel derby, morì Vincenzo Paparelli, laziale. Aveva solo 33 anni, fu colpito in volto da un razzo che partì dalla Curva Sud. Nell’84 Marco Fonghessi a soli 21 anni fu ferito a morte dopo Milan-Cremonese da un tifoso milanista come lui che lo scambiò per un rivale che gli aveva tagliato le gomme dell’auto. Nazzareno Filippini, tifoso ultras dell’Ascoli, accoltellato allo stadio “Cino e Lillo del Duca” dopo la sfida contro l’Inter.

Vittime giovani, giovanissime, come Vincenzo Spagnolo, 25 anni, tifoso rossoblù accoltellato a morte da un tifoso milanista prima di Milan-Genoa nel 1995. Poi la strage del treno: Vincenzo Lioni e Ciro Alfieri, entrambi 15enni, Simone Vitale, 21enne, e Giuseppe Diodato, 23enne morirono nel rogo nel 1999 dal fuoco appiccato dai tifosi della Salernitana dopo la gara contro il Piacenza.

Nel 2001 morì, dopo giorni di coma, Antonino Currò, colpito da una bomba carta lanciata dalla curva del Catania durante il derby siciliano. Ma la lista è ancora lunga e sembra un bollettino di guerra. Sergio Ercolano, nel 2003, tifoso del Napoli che cadde nel vuoto dopo gli scontri con la polizia dopo il derby contro l’Avellino. Vittime che non trovano una spiegazione e che non fanno distinzione, perché tra i tanti morti c’è anche Filippo Racini. L’ispettore capo della polizia catanese a soli 40anni perse la vita per un trauma epatico riportato dopo gli scontri prima del derby tra Catania e Palermo. Condannati due ultrà Speziale e Micale, quest’ultimo minorenne ai tempi dei tragici fatti. Nel 2007, nello stesso anno della morte di Raciti, morì anche Gabriele Sandri, tifoso laziale. Nel 2014, dopo 50 giorni di agonia, morì anche Ciro Esposito dopo la finale di coppa Italia tra Napoli e Fiorentina giocata a Roma. Ammazzato da Daniele De Santis, ultras della Roma che sparò al giovane tifoso del Napoli.

Cosa è cambiato dopo 40 anni?

Dopo 40 anni nulla è cambiato. Le autorità competenti continuano a palleggiarsi le responsabilità, nessuno che riesca a mettere la parola fine a queste tragiche morti. Siamo un paese ed un popolo che non ha memoria, non riesce ad imparare dagli errori fatti, non riesce a crescere e a cambiare. Sono 17 le vittime che hanno perso la vita per una partita di calcio. Diciassette. Diciassette persone morte per una partita di calcio. E’ ora di cambiare il calcio, è ora di cambiare il pensiero, è ora di agire e di smettere di scaricare le responsabilità: siamo tutti complici di un sistema che non riesce a mettere la parola fine a tutto questo.

 

Di Ilaria Mondillo