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Interviste

AIC, Tommasi contro i razzisti: “Non ci piegheremo mai ai buu!”

Damiano Tommasi

CORI RAZZISTI TOMMASI AIC – Non cessano le polemiche che rimandano alla mente a quel 26 dicembre in occasione di Inter-Napoli, a quei buu della Scala del calcio contro Koulibaly. Dopo la morte del tifoso del Varese, investito da un Van prima della gara e dopo la presa di posizione netta della SSC Napoli e di alcuni calciatori, anche la politica italiana ha iniziato a dare alcune risposte.

Tommasi contro i razzisti: “Non ci piegheremo mai ai buu!”

Damiano Tommasi, presidente AIC, ha rilasciato alcune dichiarazioni al Corriere dello Sport in merito alla vicenda e alle ultime dichiarazioni rilasciate dal Ministro degli Interni, Matteo Salvini.

Tommasi, che idea si è fatto dell’incontro tra il Governo e le componenti del calcio? 
“Forse ero io che avevo troppe aspettative, ma mi sembra che ancora non ci sia chiarezza su chi siamo e su dove vogliamo andare. Che direzione è stata presa non l’ho capito, ma spero di rendermene conto presto. Mi auguro di constatare che ci sono davvero la fermezza e la volontà di dare un taglio netto con un passato e un presente caratterizzati da troppi episodi spiacevoli. Senza una posizione ferma è difficile arrivare a una soluzione”.

Qual è la direzione giusta? 
“All’estero non hanno insegnato come comportarsi ai tifosi che facevano cose sbagliate. Hanno cambiato… i tifosi, nel senso che non hanno più fatto entrare i violenti negli stadi. L’Inghilterra in questo senso deve essere un modello. Le società possono decidere chi entra nei loro impianti grazie al codice di gradimento. Che lo mettano in patria! Così i delinquenti andranno altrove a fare disastri. Fuori dagli stadi invece ci vogliono pene certe per chi infrange la legge. Basta con la tolleranza. Non è possibile morire mentre si va a una partita di pallone”.

Il Napoli di Ancelotti si fermerà in caso di cori razzisti. 
“Carlo viene da alcune esperienze all’estero dove il problema del razzismo non c’è. Credo che siamo tutti sulla stessa posizione ovvero quella di non voler respirare una simile aria all’interno dei nostri stadi. Parlo dei “buu”, ma anche dei cori di discriminazione territoriale e degli insulti reiterati contro un calciatore per innervosirlo. Questa non è la normalità e non è giusto abituarsi a tutto ciò”.