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Interviste

Boateng a Sky: “Una sconfitta chiudere gli stadi per episodi razzisti”

BOATENG CALCIO RAZZISMO – Domani sera, sabato 2 febbraio, in onda su Sky Sport Uno, il protagonista della trasmissione “I Signori del Calcio” sarà Kevin Prince Boanteng. Il nuovo acquisto del Barcellona si racconta ai microfoni di Sky parlando di calcio e di razzismo. Ecco alcuni passi dell’intervista:

È possibile, tu che hai visto tanto calcio, unire il bello al risultato? E cosa è il bello del calcio?

“Io penso che senza calcio non sarei intelligente come lo sono oggi. Perché tutti pensano che la parola calcio voglia dire stare in campo o fare un gol o un colpo di tacco. Però, a me ha aiutato a diventare più intelligente, più aperto e imparare tante lingue. Il calcio è qualcosa di più di tirare in porta e fare gol. È questa la cosa che bisogna sapere, anche per i giovani. Perché oggi vediamo Neymar fare un numero e tutti lo applaudiamo. Certamente lui è uno dei giocatori più forti, vogliamo essere tutti come lui. Però, il calcio è qualcosa di più: un’occasione per imparare le lingue e arrivare ad un livello mentale che, forse, non avresti mai pensato di poter raggiungere”.

Possiamo dire che in momenti difficili come questi, il calcio oltre ad essere aggregazione, integrazione e occasione di crescita personale, può essere anche un’occasione di crescita sociale? Il tuo impegno per i giovani è anche in questo senso?

“Certamente, perché con il calcio cresci in un mondo diverso. Perché conosci diverse lingue, vedi diversi colori e diverse culture. Dobbiamo sfruttare di più questa cosa, perché, come ho detto, tanti vedono il calcio come un modo per fare soldi velocemente e di diventare famoso. Certo, se sei bravo diventa tutto così semplice. Però, anche i giocatori che hanno, forse, meno talento hanno la stessa possibilità di venire a contatto con tante altre culture e religioni. Questo lo dobbiamo sfruttare e penso che non lo facciamo abbastanza come movimento calcistico”.

Il razzismo e gli ululati nel calcio; in Italia le norme ci sono, c’è un gran dibattito per interrompere la partita, dare un segnale, abbracciarsi a fine partita…

“Certamente si possono fare tante cose, io penso che l’ultima cosa che debba fare un giocatore è fermarsi. Io l’ho fatto dalla rabbia e dall’emozione. Però, non dobbiamo arrivare a questo perché siamo esempi e idoli per i bambini e non può essere un esempio per un bambino “fermare il gioco” quando a te non piace una cosa. Dopo, stiamo parlando di razzismo e di non avere rispetto per una persona. Ci sono tante cose che possiamo migliorare come società, come calcio in generale. Possiamo fare molto di più. Se significa aiutare e dare segnali abbracciandosi ad ogni partita o ogni giorno lo dobbiamo fare. Chiudere lo stadio è una sconfitta per tutti perché se alla fine chiudi uno stadio hanno vinto gli altri”.