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Koulibaly si racconta: “Io sono napoletano! Razzismo? Contro la Lazio ero arrabbiatissimo! ADL voleva i soldi indietro”

Koulibaly
Kalidou Koulibaly si è raccontato ai microfoni di  'The Players Tribune', partendo dalla sua difficile infanzia fino al grande successo degli ultimi anni.

KOULIBALY RAZZISMO  – Kalidou Koulibaly si è raccontato ai microfoni di  ‘The Players Tribune’, partendo dalla sua difficile infanzia fino al grande successo degli ultimi anni. Il difensore del Napoli, da sempre sostenitore di battaglie contro il razzismo, ha parlato spiacevoli eventi che lo hanno colpito in prima persona: ” Credo che i bambini capiscano il mondo meglio degli adulti. Soprattutto per come vanno trattate le persone. A volte la gente mi fa queste domande nelle interviste ed è difficile rispondere, mi chiedono: “Kouli, che cosa provi quando la gente ti fa ‘buu buu’? Non ti dà fastidio? Che cosa bisogna fare?”. Finché non lo vivi, non riesci veramente a capirlo. È una cosa talmente brutta ed è difficile parlarne. Ma cercherò di spiegarti perché voglio far passare un messaggio molto importante a tutti i bambini che leggono questo. ”

Quella partita contro la Lazio

Il calciatore azzurro ha raccontato la prima volta che ha subito cori razzisti, era allo stadio Olimpico nel match contro la Lazio. Tra l’incredulità e il dispiacere, il giocatore senegalese si è sentito ferito e anche dopo la sospensione della gara voluta dall’arbitro Irrati i ‘buuu’ non sono terminati. Koulibaly ricorda: “Dopo il fischio finale camminavo verso il tunnel ed ero arrabbiatissimo, ma poi mi sono ricordato di qualcosa di importante.

Prima della partita c’era una giovane mascotte con cui sono entrato in campo mano nella mano, mi aveva chiesto la maglia e gli avevo promesso di dargliela dopo la gara. Quindi mi sono girato e sono andato a cercarlo. L’ho trovato sugli spalti e gli ho dato la mia maglia. E indovinate la prima cosa che mi ha detto? “Chiedo scusa per quello che è successo.” Mi ha colpito molto.”

Koulibaly contro ogni forma di razzismo

“Sento quello che dicono i tifosi ai miei compagni di squadra, chiamano i serbi “zingari” e chiamano pure un italiano come Lorenzo Insigne “napoletano di merda”.

Dobbiamo fare di meglio. Capita un episodio del genere e le società fanno un bel comunicato e poi succede di nuovo. Si vede invece quanto è cambiata la situazione in Inghilterra. Quando viene identificata la persona responsabile, viene radiata a vita dallo stadio. Spero che un giorno sarà così anche in Italia. Come fai a cambiare la gente? Come gli entri nel cuore? Non ho le risposte a queste domande. Posso solo raccontarti la mia storia. ”

L’arrivo a Napoli e l’incontro  con De Laurentiis

“Ti racconto un aneddoto. De Laurentiis mi guardò un po’ storto e mi disse: “Quindi sei tu Koulibaly?” “Sì, sono Koulibaly”

“Ma non sei alto? Ma non eri alto 1,92?”

“No, presidente, sono alto 1,86”

“Mannaggia! C’è scritto dappertutto che sei 1,92! Devo parlare con il Genk per avere dei soldi indietro!”

“Nessun problema, presidente. Paghi pure il prezzo pieno, gli darò ogni centimetro in campo, non si preoccupi”.

Gli piacque molto questa frase. Si mise a ridere e mi disse: “Va bene, sei il benvenuto qui a Napoli, Koulibaly. Benvenuto”.

Nessun problema, presidente. Paghi pure il prezzo pieno, gli darò ogni centimetro in campo, non si preoccupi.”

L’esperienza all’ombra del Vesuvio che l’ha reso ‘napoletano’

“Questo la dice lunga sulla mia esperienza qui. Ero un ragazzo quando sono arrivato in Italia. Sono diventato un calciatore migliore perché ho imparato la tattica ad alti livelli. Sono così precisi qui sulla tattica, ma la cosa più importante è che sono diventato un vero uomo di famiglia e un vero napoletano.  Anche quando torno a casa in Francia ormai, i miei amici non mi chiamano più “il senegalese” o “il francese”, ma dicono: “Ecco il napoletano”.

Napoli è una città che ama la gente. Mi ricorda l’Africa perché c’è tanto affetto. La gente vuole toccarti, vuole parlarti. La gente non ti tollera, ti ama. I miei vicini mi vedono come un figlio. Da quando sono arrivato a Napoli sono un uomo diverso. Sono davvero tranquillo. “