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Acuña, l’amico fraterno ci racconta El Huevo: ‘Interesse del Napoli? Ecco cosa mi ha detto…’ (ESCLUSIVA)

ACUNA NAPOLI CALCIOMERCATO – L’avvocato Gabriel Rouret (secondo da sinistra nella foto) è amico di una vita di Marcos Acuña, oltre ad essere il padrino di sua figlia ed esser stato suo ex allenatore nel calcio giovanile. El Huevo, secondo i media portoghesi, sarebbe nel mirino del Napoli (va detto, per onestà, che al momento l’indiscrezione non trova grandi conferme da parte nostra). Chi meglio di Gabriel, dunque, può tracciare un profilo dell’uomo e del calciatore Acuña, tuttocampista di sinistra classe ’91 in forza allo Sporting Lisbona e convocato fisso dell’Argentina di Scaloni. E’ quello che l’avvocato Rouret ha fatto, in occasione di un’intervista natalizia concessa in esclusiva a GonfiaLaRete.com.

Zapala, Patagonia. Una città di 25-30mila abitanti. Non dev’essere una cosa che capita tutti i giorni vedere uscire da lì un calciatore da palcoscenico europeo, e soprattutto un nazionale argentino…
“Il successo che ha avuto Marcos è qualcosa di molto significativo per la nostra città, soprattutto per quello che ha fatto con la nazionale argentina. Lo conosco da molto piccolo, da quando aveva 6 anni. Sono il padrino della sua primogenita. Lo vidi giocare per la prima volta quando aveva 7 anni in un torneo regionale, poi l’ho allenato dai 12 ai 17 anni. E’ un giocatore straordinario, davvero. Ha grande umiltà, e la gente lo stima molto per questo. E’ apprezzato come persona ancor prima di quanto lo sia come calciatore”.

Lo Sporting è già un club importante per un ragazzo di Zapala, ma forse Marcos ha nelle sue corde uno step ulteriore… Credi sia il momento giusto?
“Credo che sia il momento giusto per lui per fare il salto di qualità e trasferirsi in un campionato tra i migliori al mondo come quello italiano. Ha compiuto da poco 28 anni, credo che ora sia più maturo e più razionale, ha aggiunto questo al talento innato che aveva. Credo che sarebbe uno step molto importante per la sua carriera trasferirsi in Serie A, ancor più in una squadra di grande prestigio come il Napoli, in cui ha giocato Maradona: un emblema (se parliamo di calcio) per tutti gli argentini”.

Sappiamo che quando hai letto ciò che hanno scritto in Portogallo sull’interesse del Napoli, lo hai telefonato per saperne di più… cosa ti ha detto?
“Quando ho letto di queste indiscrezioni sul suo possibile arrivo in Italia, gli ho telefonato e gli ho chiesto informazioni. Mi ha detto che non ne sa nulla, che per ora non c’è niente di concreto e che aspetta che accada qualcosa. Dovete sapere che è un ragazzo molto tranquillo, che sa stare al posto suo. Non si fa prendere troppo dai rumors, resta lì e aspetta di capire come si evolvano le situazioni…”.

Però probabilmente vestire l’azzurro gli piacerebbe…
“Certo che si. Credo che lui abbia l’ambizione di giocare in Italia, e ancor più se si tratta di una delle migliori squadre del campionato, qual è il Napoli. E non nego che come suo amico e come suo ex allenatore mi piacerebbe particolarmente. Due anni fa siamo stati a Napoli in vacanza, solo di passaggio, perchè stavamo visitando un po’ tutto il sud Italia e ammetto che sarei entusiasta di tornarci e conoscere un poco meglio la città”.

Una cosa non è chiarissima: chi cerca Acuña sul mercato, sta cercando un terzino, una mezz’ala, un tornante o un esterno d’attacco? Perchè lui sa fare tutto questo…
“E’ un giocatore molto versatile che sul lato sinistro del campo può fare praticamente tutto. Da quel lato può fare indifferentemente tutte e tre le posizioni. Ha un gran piede mancino, per crossare e calciare, ma non è che il destro lo usi solo per appoggiare il piede a terra, anzi, ha segnato anche tanti gol di destro. A questo aggiunge tutta quella garra che lo contraddistingue. Credo che nel calcio italiano sia meglio come mezz’ala sinistra o esterno di centrocampo, e quindi un po’ meno adatto come terzino ed esterno d’attacco, insomma, lo vedrei in una via di mezzo. Al Racing componeva una gran coppia con Lautaro Martinez: Acuna crossava dalla sinistra e Lautaro segnava sui suoi assist. Insieme sono stati campioni d’Argentina”.

Perchè lo chiamano “El Huevo“? Gli piace questo soprannome?
“Il soprannome <<El Huevo>> gliel’ha dato la famiglia, lo raccontano spesso. Il motivo? Da piccolo era basso e tondo, e sembrava appunto un uovo. Il primo a chiamarlo così fu uno dei suoi fratelli maggiori, lui è il più piccolo di quattro figli. E’ un soprannome che ormai gli piace, ci è abituato sin da quando era piccolissimo”.

Torniamo al Napoli: dopo tanti anni al vertice, una stagione molto difficile. Forse è proprio di questo che c’è bisogno da queste parti, di Huevos, che in Argentino non sono solo le uova…
“Marcos è un ragazzo estremamente competitivo. Quando indossa la maglia di una squadra dà tutto per essa. Vale per molti calciatori questo discorso, ma per lui di più. Ha una determinazione innata, che diventa contagiosa, e credo che possa dare tanto al Napoli che so star vivendo un periodo di classifica non felicissimo, anche se la stagione è ancora lunga. Nella gara amichevole che l’Argentina ha giocato contro la Germania, per esempio, lui è entrato dalla panchina e ha cambiato completamente la partita. Con la sua grinta trasmette carica a chiunque gli stia attorno”.

Intanto a febbraio il Napoli troverà il Barcellona di Messi, suo compagno di nazionale…
“Marcos mi parla meravigliosamente di Leo. Racconta di un ragazzo umile e molto solidale con tutto il mondo, che non si comporta da stella ma si abbassa al livello dei suoi compagni per integrarsi il più possibile con loro, sempre attento nel verificare se qualcuno abbia bisogno di qualcosa. I compagni si sacrificano volentieri per lui in campo e sanno che lui è pronto a fare altrettanto per la squadra. Tutti mi hanno parlato così di Messi, Marcos in particolare. Persona meravigliosa, sul giocatore non c’è niente da dover dire. In Champions si vedono tanti risultati sorprendenti e per quanto il Barcellona sia forte, non mi sembra una squadra imbattibile come nelle passate stagioni. Dal mio punto di vista, il Napoli può giocarsela serenamente. Se poi dovessero rinforzarsi con Marcos Acuña, a maggior ragione…”

A proposito, domanda banalissima ma che ci si sente sempre in dovere di porre a un argentino: Messi o Maradona?
“E’ una disputa infinita, a livello mondiale, mica solo in Argentina. Parliamo di due figure diverse: Diego era un leader nato, un trascinatore, uno che aveva una personalità e un carisma tale che gli permetteva di caricarsi la squadra sulle spalle. Il suo talento poi, non devo raccontarlo io. Ciò che amo di Messi invece è il fatto che sembra che il pallone sia un prolungamento del suo piede sinistro: ce l’ha sempre incollato. E inoltre è un realizzatore incredibile, che può segnare in tutti i modi. Non puoi sceglierne uno, ma Diego ha vinto un mondiale, Leo no. E sappiamo questo quanto pesi per noi argentini. Se costretto a scegliere, prendo Maradona…”

Intervista a cura di Andrea Falco