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Ed è rete: si gonfia la rete, episodio 4 – Il gol promozione di Calaiò

Ed è rete: si gonfia la rete è una rubrica ideata col proposito di descrivere i gol che hanno fatto la storia del Napoli. Un autentico viaggio attraverso le emozioni che hanno segnato gli attimi più importanti del club partenopeo. Un resoconto, o meglio, un racconto delle grandi prodezze che –  nel loro significato simbolico – hanno fatto sognare il golfo più bello del mondo.

“Ero ancora un ragazzino ma volevo portare il Napoli dove meritava. Con l’aiuto di tutti i miei compagni è successo qualcosa di straordinario. Abbiamo vinto due campionati ed è stato emozionante ritrovarci in A dopo poche stagioni”– Emanuele Calaiò.

Se quella del Napoli è considerata una realtà affermata nel calcio moderno, lo deve anche ad attaccanti del calibro di Emanuele Calaiò. Il calciatore palermitano è uno dei grandi eroi della doppia promozione dalla Serie C1 (l’attuale Lega Pro) alla Serie A. Tutto parte dal lontano 2004. Un’estate che pochi tifosi napoletani riusciranno a dimenticare. Le problematiche economiche della gestione dell’imprenditore Salvatore Naldi portano il club azzurro al fallimento dopo quasi 80 anni di storia.

Aurelio De Laurentiis, quell’anno, fu l’unico a credere nelle potenzialità del marchio e diede vita al Napoli Soccer. Il club, grazie al Lodo Petrucci, ripartì dalla C1 e la ricostruzione della squadra fu affidata alle mani sapienti di Pierpaolo Marino. Calaiò fu il fiore all’occhiello di un grande mercato. Dunque, tutto lascia sperare a un cammino semplice verso la promozione in Serie B, sennonché quell’anno la formazione di Edy Reja si dovette arrendere a un passo dal traguardo nella finale play off contro l’Avellino. Derby amaro per la città di Napoli che vide i cugini salire di categoria.

La nostra gloria più grande non sta nel non cadere mai, ma nel risollevarci ogni volta che cadiamo“. La menzione a Nelson Mandela si adatta perfettamente a quel che successe la stagione successiva. In seguito a quella tragica sconfitta, il Napoli Soccer diede vita alla sua più grande cavalcata: partito dai campi della Serie C, nel giro di pochi anni, ritorna a calcare il palcoscenico della Champions League.

Serie C, Calaiò scaccia l’incubo

L’incubo della Serie C svanisce alla fine dello storico match Napoli-Perugia. Era un sabato pomeriggio, in 43mila affollano il San Paolo per trascinare i propri beniamini verso un traguardo atteso 2 anni. Un occhio era riversato sulla partita del Napoli, l’altro era vigile sul risultato di Chieti-Frosinone (la promozione anticipata passava anche dal risultato di quella partita, il Frosinone non doveva vincere).

Ore 15, fischio d’inizio dell’arbitro Salati, comincia il match. La tensione degli azzurri è palpabile sin dai primi minuti. Azioni confuse, tutti riversati in avanti in cerca di un gol lampo per indirizzare da subito la partita nel verso giusto. Passano 16 minuti e arriva il primo boato, il Chieti è in vantaggio, il pubblico in trepidazione. Serve ugualmente un gol della propria squadra. Passano altri 5 minuti e dagli sviluppi di un calcio di punizione di Bogliacino, Goldrake Calaiò si avventa sul secondo palo, la colpisce di testa e spiazza il portiere. La rete si gonfia. Le 43mila anime presenti scoppiano di gioia. L’attaccante palermitano, napoletano d’adozione, scocca la freccia nel cuore dei tifosi in delirio. Nonostante l’invito delle curve a non festeggiare prima del tempo, la platea si sbizzarrisce.

Centinaia di bandiere, suoni di trombe e mortaretti saranno il contesto in cui si svolgerà la partita da quel momento in poi. La partita segue lo stesso copione, il Napoli attacca e il Perugia non riesce a controbattere. Pochi sprazi di un timido assalto, ma niente di più. Solo nel finale del primo tempo gli umbri si affacciano pericolosamente dalle parti di Iezzo. Nel secondo tempo il ritmo cala e le gambe iniziano a tremare. Il Perugia reclama anche un rigore, non concesso dall’arbitro. Reja capisce che serve una scossa, nuove soluzioni offensive ed inserisce il Pampa Sosa al posto di Ignazio Pià. Mossa giusta, pochi minuti dopo gli azzurri chiudono la partita grazie alla girata in area di rigore di Capparella. E’ il tripudio. Inizia la festa.

La partita dal campo si sposta sugli spalti. Parte la protesta contro Carraro, considerato l’artefice del fallimento della società Napoli. Striscioni diffamanti nei confronti dell’ex presidente della Figc che obbligano l’arbitro a sospendere il match. La pausa rilassa troppo i giocatori di casa e alla ripresa il Perugia sfiora pericolosamente il gol per accorciare. La formazione umbra cerca in ogni modo di onorare la partita senza però riuscirvi. Intanto la partita di Chieti è sul 3-0, il Frosinone esce sconfitto. La vibrante emozione dei tifosi trepidanti si scatena al fischio finale. Il Napoli è in Serie B con tre giornate d’anticipo. Il pubblico resta sugli spalti ad applaudire e i protagonisti della promozione in campo continuano a festeggiare sotto le note di ” ‘O surdato ‘nnammurato“. L’ora più buia, dal fallimento alla C, è finalmente conclusa.

L’ora più buia

Il successo non è mai definitivo, il fallimento non è mai fatale; è il coraggio di continuare che conta“. La potenza retorica di  Winston Churchill – in accezione calcistica – stabilisce un bivio: rinascere o arrendersi. E come una fenice, il Napoli rinasce dalle ceneri di un momento che ha gettato l’intero golfo in un buio profondo. Quell’anno l’arma in più della formazione azzurra aveva un nome e un cognome: Emanuele Calaiò. Capocannoniere di quel campionato con 18 reti è considerato l’artefice principale di un cammino culminato con la promozione in A in seguito ad uno dei Napoli-Genova più cari alla città partenopea. Ma quella è un’altra storia.

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Antonio Del Prete

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