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Interviste

Materazzi: “Cori da stadio? Non è razzismo. I giudici sportivi non capiscono un c…o”

MATERAZZI CORI STADIO – Marco Materazzi entra in gamba tesa sui cori da stadio. L’ex calciatore nerazzurro è intervenuto in diretta sui social di Nicolò De DeVitis affrontando un tema molto delicato in Italia. Secondo l’ex difensore dell’Inter, spesso i giudici sportivi fraintendono gli insulti che arrivano dagli spalti:

“In ogni stadio mi cantavano ‘figlio di puttana’, adesso fanno tutti i moralisti con il razzismo: bianchi, neri, rossi…. fanno le multe… Ma i giudici sportivi che ci sono stati e che ci sono adesso non capiscono un cazzo. Perché allora quando mi cantavano ‘figlio di puttana’ o lo cantavano a Balotelli non era uguale a ora che magari fanno ‘buu’? Io penso che questa non sia una forma di razzismo ma vuoi cercare di non far giocare bene gli avversari. Almeno questo voglio sperare, perché se mi cantavano ‘figlio di puttana’ con cattiveria che devi fare, si tratta di gente piccola. Quindi o pensi che sono piccoli di testa oppure lo fanno perché ti temono e se ti temono è perché sei forte. Io la vedevo così, poi se c’è il giudice che vuole farsi bello perché vuole apparire, dà i 20 mila euro di multa e chiude le curve. A cosa serve?

Materazzi ricorda poi di un derby in cui venne multato: “Fui ammonito perché feci un gesto contro i tifosi avversari e presi 10 mila euro di multa. Andai alla disciplinare e mi dissero di dire che il gesto era solo per i miei tifosi, io ovviamente dissi invece che ce l’avevo con i tifosi del Milan, che mi cantavano ‘figlio di puttana’ da 10 anni”.

Infine, un doveroso commento sulla vittoria dei Mondiali nel 2006:  “In Nazionale avevo un buon rapporto con tutti. Abbiamo vinto per Calciopoli? Falso, abbiamo vinto perché eravamo i più forti. Eravamo convinti di poter vincere. La testata di Zidane? Non me l’aspettavo in quel momento, è stata la mia fortuna. Se mi preparavo finivamo entrambi negli spogliatoi…

C’era stato un contatto in area. Lui nel primo tempo supplementare sfiorò il gol e Rino mi chiese di marcarlo stretto. Dopo il primo scontro gli chiesi scusa e lui reagi male. Al terzo scontro gli ho sbroccato. Lui mi disse ‘la mia maglia te la do dopo’, io gli risposi che preferivo la sorella…”.

Giovanni Maria Varriale

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