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L’uomo del destino. Molto di più di una finale: Meret para, Milik decisivo PAGELLE

Gennaro Gattuso

C’è un trofeo da portare a casa, non una rivincita da prendere contro l’ex timoniere azzurro. Sia chiaro. Il Comandante è solo un vecchio ricordo, come ogni cosa nella vita, poi accadono delle situazioni che rasserenano e ti fanno guardare avanti con grande fiducia. Il momento di vincere contro se stessi, non contro qualcuno o qualcosa. Grande festa per il Napoli e per il suo tecnico Rino Gattuso, l’uomo del destino, portato in trionfo dai propri calciatori. Un Olimpico surreale, in lacrime Callejon che a fine stagione lascerà con ogni probabilità la squadra partenopea nel giorno in cui il compagno di mille battaglie Dries Mertens ha firmato un rinnovo a vita all’ombra del Vesuvio. Partita equilibrata, Napoli più pericoloso nelle occasioni con due pali colpiti, uno da Insigne e uno da Elmas nel finale. Per la Juventus poche vere occasioni, di fronte anche un Meret sempre attento, come nel rigore di Dybala. Decisivo Milik per l’ultimo rigore che chiude le ostilità. La gente di Napoli ha capito davvero che Rino è l’uomo giusto per ridare dignità ad un’intera città, calcisticamente parlando. Passo passo, “pane al pane vino al vino”, questo Napoli somiglia sempre più al suo condottiero. La Coppa Italia si tinge d’azzurro e brilla nel cielo della Capitale. Il pensiero va ai tanti che non ci sono più: questo primo trofeo di questo annus horribilis è vinto meritatamente dal Napoli. E da Gattuso. L’uomo del destino.

L’uomo del destino. Molto di più di una finale: Meret para, Milik decisivo PAGELLE

Diamo ora i voti ai protagonisti del match dell’Olimpico di Roma della finale di Coppa Italia tra azzurri e bianconeri. Sugli scudi l’intera retroguardia partenopea che non concede nulla a Ronaldo e compagni. Delude il campione portoghese, affaticato Mertens che comunque stringe i denti e dà una discreta mano nel primo tempo.

NAPOLI

Meret 7: plastico, sicuro, reattivo, ipnotizzatore, demotivatore. Lo schermo protettivo del Napoli, l’incubo delle prossime notti di Dybala. Il portiere azzurro, decisivo come un bomber, esce dall’Olimpico più alto di venti centimetri.

Di Lorenzo 6.5: l’infaticabile stantuffo della fascia destra ha vissuto alti e bassi, perdendo la sua scioltezza innata. Ma non si tira mai indietro, fino all’ultima goccia di benzina.

Maksimovic 7.5: il brutto anatroccolo è diventato cigno. L’uomo che solo a pronunciarne il nome già lasciava prevedere disastri, ha preso in mano il ruolo di Manolas e lo ha protetto come un tesoro.

Koulibaly 6.5: unico, irriverente, implacabile. Ha comandato la difesa sempre con il sorriso sulle labbra, anche quando il gioco si è fatto duro e difficile contro Ronaldo e soci.

Mario Rui 6.5: uno dei pistoni più potenti del motore di Gattuso, forse l’uomo che più gli somiglia. Esce con le ossa rotte, dopo aver dato tutto.

Fabian Ruiz 6: fa girare la palla in maniera un po’ troppo compassata, in dubbio fino all’ultimo per l’affaticamento che si porta dietro da una settimana. Voleva esserci, il suo contributo è comunque importante.

Demme 6,5: la solita musica per l’italo-tedesco: insostituibile. Tira la carretta con lucidità ed ha anche la possibilità nella prima fase di portare in vantaggio i suoi. Tant’è. Ci vorranno i rigori per decretare il migliore. Il suo Napoli.

Zielinski 6: risucchiato nell’imbuto della mediana juventina, si distingue per qualche accelerazione interessante. Non è al top, ma ha il merito di non mollare mai.

Callejon 5,5: concentrato a mettere la museruola all’amico Ronaldo, in attacco non si vede mai. Esce dopo una prestazione opaca, si lascia travolgere dalle lacrime una volta accertata la vittoria dei suoi. Presagio d’addio? Solo applausi per il bandolero mai stanco ex Real.

Mertens 6: l’uomo che sa dare cariche impensabili. Lo abbiamo visto dappertutto: centrocampista, stopper, marcatore. Uno di quelli di cui non puoi fare a meno, sempre in soccorso laddove c’era bisogno. Anche se affaticato. Stringe i denti finché può. Ed è un passaggio di consegne con Milik, quasi un segno del destino: il polacco segna il rigore decisivo, lui ha altri tre anni di motivi per sorridere con il Napoli.

Insigne 6,5: un palo che grida vendetta, Achille arrabbiato, tumultuoso. Che voleva spaccare il mondo, con la generosità che lo contraddistingue. Riesce a perforare Buffon solo dagli undici metri. Poco male.

66° Milik 6.5: nel suo furore di cercare il gol, ha perso sicurezza, ma il rigore decisivo (radio mercato lo vuole vicino ad un accordo proprio con la Juve) lo ha riportato in paradiso.

66° Politano 6.5: spezzone di gara per l’attaccante ex Sassuolo. Ma sufficiente per rendergli giustizia con uno dei gol che decretano la vittoria di rigore azzurra.

80° Hysaj sv

80° Allan sv

87° Elmas sv

Allenatore Gattuso 8: la sicurezza di Meret, l’eleganza di Koulibaly, lo scafato Maksimovic, la fatalità secondo Milik, l’intelligenza di Demme, l’ubiquità di Rui. Il tecnico calabrese ottiene il suo primo trionfo da allenatore vero grazie ad una prestazione curata al minimo dettaglio, a ragazzi pronti a tutto pur di dargli un riconoscimento. Ebbene, il simbolo dell’Italia che lotta, che soffre, ma che ha una resilienza infinita. Quella che appartiene ai grandi. E Rino è davvero grande.

JUVENTUS (4-3-3): Buffon 6.5; Cuadrado 6 (84° Ramsey sv), De Ligt 6, Bonucci 6, Alex Sandro 6; Bentancur 6, Pjanic 5 (73° Bernardeschi 5), Matuidi 5; Douglas Costa 6 (65° Danilo 5), Dybala 6, Cristiano Ronaldo 4.5. Allenatore Sarri 5.5.

ANDREA FIORENTINO

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