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De Laurentiis: “Calendario Serie A? Al Napoli è andata bene. Juventus? Basta parlarne come un mostro sacro”

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Il Presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis ha rilasciato alcune dichiarazioni sul calendario della Serie A e sulla Juventus

Intervenuto durante il convegno “Una questione di gusto” organizzato in collaborazione con Wall Street Italia, il Presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis ha rilasciato alcune dichiarazioni sul calendario della Serie A e sulla Juventus.

De Laurentiis: “Calendario? Al Napoli è andata bene. Juventus? Basta parlarne come un mostro sacro”

“Calendario Serie A? Per il Napoli è andata bene, agli altri non ho fatto caso ma mi sembra che finalmente abbiano eliminato tutte quelle problematiche che nel passato ci vedevano diatribare in casa nostra. Non era piacevole e non era bello. In Europa League abbiamo le date ma non le squadre, quindi è chiaro che non so calibrare ancora ma ho visto che hanno distanziato comunque, usando un principio logico che avevamo richiesto. In Italia ci si mette 20 anni per ottenere una cosa razionale, questo è un grandissimo problema e un grandissimo guaio. E’ un po’ un mondo di sordi. Si fa finta di non sentire e quindi si passa avanti, nessuno si vuole prendere la responsabilità di dire o di fare per paura della responsabilità. Voglio dire che siamo non responsabili.

Juventus alla terza giornata? La devi incontrare, anche loro incontreranno noi, non bisogna parlarne con un mostro sacro. Nelle partite importanti come in Coppa Italia e in Supercoppa un paio di volte abbiamo vinto noi.

Franco Pepe? La pizza si presenta da sola, lui ha ben assorbito il concetto e fa una pizza straordinaria. Si fa un errore fondamentale, perché si crea sempre la contrapposizione tra la pizza napoletana e quella romana, il che è una grande cazzata. A Verona o sulle montagne fanno la pizza in maniera straordinaria. La pizza è pizza, poi ognuno la fa a suo modo. Alcuni pizzaioli napoletani si divertono a fare un menù che è una rappresentazione solo grafica delle primizie campane. Quando però la pizza è sul tavolo è tutta liquida.

L’agricoltura è stata un punto fermo ma dimenticato del nostro Paese. Quando ero bambino avevamo una campagna ai confini dell’Abruzzo, c’era la smania di dire ai nostri figli che dovevano studiare e di non fare i contadini. Ma quella del contadino è una professione estremamente elegante. Barattare la libertà della natura con il fare l’impiegato in fabbrica o altro io non lo farei mai. E i politici hanno scoperto il discorso del Made in Italy dopo l’EXPO e si sono messi tutti la medaglia. Il nostro Paese ha storia, turismo, arte, moda e cibo, che viene dall’agroalimentare. Poi si sono inventati un mare di cazzate come il DOP e il fatto che certe cose esistano solo in determinati posti. A Los Angeles ho preso semi di pomodoro campani e li ho piantati lì, straordinario.

L’importanza dell’alimentazione

Alimentazione? Noi siamo ciò che mangiamo ma non viene insegnato nelle scuole elementari cosa fa bene e cosa fa male. I genitori, distratti dal lavoro, per tenere buoni i figli danno loro la qualunque perché anche loro sono dei poveri ignoranti. Dietro al problema culturale però ci dev’essere l’amore. Se una donna non sa cucinare io divento scoglionato. Chef uomini sono la maggior parte? Le donne lo sentono come un peso, un dovere che non vogliono compiere. Gli uomini sono forse più riflessivi e creativi. Anche nelle famiglie molte donne non cucinano. Il ruolo della madre o della moglie è la più grossa, antica e straordinaria professione del mondo.

Napoli in cucina? Io nel calcio ho voluto supervisionare l’acquisto della materia prima. Soprattutto ho fatto tante litigate con alcuni allenatori perché si lasciava troppa libertà nel buffet o negli ordinativi all’atleta, che però non sa. Io ho 13 stranieri in squadra, ognuno ha una cultura locale inesistente. C’è chi viene dal Brasile, dall’Argentina, dall’Uruguay, dal Cile, dalla Polonia, o dalla Francia, dalla Nigeria, dal Senegal. Tutti hanno la cultura dei propri genitori, loro sono dei ragazzini. Questi atleti devono dare un certo rendimento, ognuno ha una composizione chimica diversa, ci sono intolleranze che possono creare minor rendimento. Poi ci sono giocatori che erano in prestito e sono tornati con 5 kg in più.

L’alimentazione è fondamentale, anche la grammatura ma alla base c’è la materia prima. Questo non è un ristorante ma una società sportiva. Il salmone, per esempio, non va bene, perché non è quello dell’Alaska selvaggio. Bisogna prendere il pesce di stagione alle aste. Questo vale ovviamente per la carne, le uova, le verdure.

Che Napoli sarà?

Stagione del Napoli? Stiamo navigando al buio. Io domando sempre ai miei colleghi se sono prenditori o imprenditori, non si lamentano mai. Dipendiamo dall’UEFA o loro da noi? Dovrebbe essere un nostro alto segretariato. Si gioca l’Europeo a giugno, quindi noi dobbiamo fare una complessa calendarizzazione, giocando tantissime gare in pochissimo tempo, mettendo anche in crisi il valore economico delle società. Al tifoso importa della Nazionale? Marginalmente, così come della Champions League e dell’Europa League. L’ambizione del tifoso è la lotta per il campionato. Se il tifoso si offende, si può essere Ceferin, Blatter, Platini, UEFA, FIFA ma si fa un autogol perché arriverà lo sfanculamento. Si offende anche il calcio italiano con i suoi 38 milioni di tifosi.

Che Napoli ci sarà quest’anno? Sarà un Napoli Osimheniano”.

Claudio Agave

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