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CONI, Malagò: “Per i nuovi stadi servono tempi certi, come in altre parti del mondo”

Giovanni Malagò

Giovanni Malagò, ai microfoni di Radio Rai, ha affrontato il discorso circa il rapporto con le istituzioni nazionali del calcio, e le problematiche legate alla volontà dei club di costruire nuovi impianti, spesso bloccati dalla burocrazia e dalle amministrazioni. Il presidente del Coni commenta anche la crisi sportiva tra Governo e Coni. Il Cio attende risposte celeri e la legge è sul tavolo di Conte.

CONI, Malagò: “Per i nuovi stadi servono tempi certi, come in altre parti del mondo”

Sugli stadi. “Il rapporto con il sistema calcio è ottimo, lo dico con tanta onestà. Loro hanno i loro bei problemi e io ho i miei. Molti sono simili ma mi si deve dare atto di aver partecipato a più o meno tutte le Assemblee elettive. Penso sia interesse nostro e delle federazioni mantenere totale vicinanza. Sono sotto gli occhi di tutti le complessità che le società riscontrano nel chiudere il progetto. Serve una tempistica certa ed è abbastanza inequivocabile il fatto che qui non ci sono certezze come invece avviene in altre parti del mondo”. La riforma. “C’è il rischio di andare ai Giochi di Tokyo senza inno e senza bandiera? Sì, perché, dopo aver speso impegni e promesse senza essere riusciti a ottenere la soluzione di tutto, siamo arrivati all’ultimo miglio. L’Italia in questi frangenti però dà il meglio di sé e tira fuori il coniglio dal cilindro: è abbastanza imbarazzante essere arrivati a questo punto, tutto sanno il rischio che corriamo, ci auguriamo che chi ha l’onere e la responsabilità di trovare la soluzione quanto meno mantenga la parola”. Il Comitato olimpico internazionale potrebbe il 27 gennaio sanzionare l’Italia se il Governo italiano non garantirà l’autonomia del Comitato olimpico nazionale. “Nessuno si augura sanzioni, sarebbe un danno di immagine spaventoso. Basta leggere i report al termine di ogni esecutivo. C’è stato il caso della Bielorussia e di altri piccoli paesi che non erano conformi all’ordinamento della Carta Olimpica. Pensate alla Russia, paese top e non solo per la parte sportiva, che non potrà partecipare con la propria bandiera né alle Olimpiadi di Tokyo né ai Giochi di Pechino. Non so se vi rendete conto anche in termini di immagine che tipo di forza e pesantezza della decisione, anche per i rapporti con Giappone e Cina”.

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