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FOCUS – Sarri, De Zerbi, Juric, Italiano: pro e contro per la prossima panchina del Napoli

Sarri Gattuso
FOCUS - Sarri, De Zerbi, Juric, Italiano: pro e contro per la prossima panchina del Napoli. Chi potrebbe risultare più adatto?

Se fino a dicembre il futuro di Gattuso al Napoli sembrava praticamente assicurato, nel giro di un paio di mesi la situazione societaria, dirigenziale e di squadra è letteralmente precipitata e Ringhio non è mai stato così lontano dalla panchina azzurra. Al di là di decisioni di pancia – come un possibile esonero in caso di partita poco convincente contro il Granada – Gattuso dovrebbe restare l’allenatore del Napoli fino alla fine della stagione. Il toto-tecnico per la prossima annata è però già scattato. E scegliendo di escludere i nomi di eventuali traghettatori con esperienze precedenti come Benitez e Mazzarri, i quattro profili individuati sembrano essere chiari. La suggestione del ritorno di Maurizio Sarri, il bel gioco di Roberto De Zerbi e Vincenzo Italiano e l’organizzazione di Ivan Juric paiono le quattro ipotesi, almeno per il momento.

FOCUS – Sarri, De Zerbi, Juric, Italiano: pro e contro per la prossima panchina del Napoli

Vale di certo la pena analizzare, nella maniera più asettica ma dettagliata possibile, cosa possano effettivamente dare questi allenatori al Napoli e quanto sia davvero auspicabile un loro approdo sulla panchina dei partenopei. Il tutto, ovviamente, senza escludere categoricamente una permanenza dell’attuale guida alla prima squadra. Che però, visti i recenti sviluppi, non sembra una strada percorribile.

Sarri

Sarri: la suggestione del Comandante

A livello emozionale, se provassimo a chiedere a un tifoso medio del Napoli chi (ri)vorrebbe sulla panchina della squadra, Maurizio Sarri sarebbe la scelta quasi certamente più votata. Nonostante la “macchia” della stagione alla Juventus, infatti, molti guardano con nostalgia all’ormai ex Comandante. Tanto è vero che – nonostante le smentite – molte sono le voci che vedrebbero un lavoro dietro le quinte di De Laurentiis per un riavvicinamento con l’ex allenatore dell’Empoli. Sicuramente un eventuale (ma al momento tutt’altro che certo, anzi) ritorno di Sarri al Napoli avrebbe svariati pro.

In primis, Sarri ha dimostrato già altrove – e anche in azzurro – di essere un allenatore da progetto. Con il Sarri 2.0 potrebbe quindi partire un nuovo ciclo dopo il termine di questo, con una rosa ormai logora, spremuta fino al midollo e senza veri ricambi generazionali all’altezza. Inevitabilmente il ritorno di Sarri riaccenderebbe anche il vigore e l’entusiasmo della piazza, che tornerebbe quindi a guardare al futuro con maggiore ottimismo.

Sicuramente dalla parte dell’ex tecnico del Chelsea gioca anche la conoscenza di gran parte della rosa attuale. Sarri ha infatti già lavorato con i vari pilastri della squadra come Mertens, Mario Rui, Koulibaly, Insigne, oltre che con Hysaj e Maksimovic (che però sono a scadenza e andranno via). Inoltre, un eventuale ritorno del figliol prodigo potrebbe paradossalmente salvare anche la posizione di Giuntoli, il cui lavoro andrebbe poi rivalutato dato che, in accoppiatta con la guida tecnica dell’ex Verona e Sorrento, in passato ha dato comunque risultati.

Non sarebbe un totale idillio

D’altro canto, persino il suo ritorno non pare esentarsi da potenziali problematiche. La più grande sarebbe di carattere ambientale: dopo due secondi posti, uno Scudetto sfiorato e un calcio spettacolare, qualsiasi cosa in meno sarebbe vista come un fallimento da lui e dalla piazza. Che, seppur in minima parte, insieme a una parte della stampa sottolinea sempre come, al di là dello show offerto, niente si sia vinto nel triennio sarrista. Uno scoglio difficile da sormontare sarebbe anche quello riguardante il rapporto con Aurelio De Laurentiis. Non giriamoci attorno: già prima dell’addio c’era stata una rottura pressoché totale. Ricomporre i cocci potrebbe risultare solo una situazione temporanea. Sarebbe come cercare di costruire un castello di vetro con schegge già lesionate.

Last but not least, ci sarebbe tanto, tantissimo mercato da fare. A Sarri servono infatti giocatori utili e funzionali (non per forza fortissimi o già pronti) alla sua maniera di giocare. Probabile ipotizzare – per esempio – che possano servire almeno un regista difensivo, un paio di terzini, una mezzala dalle caratteristiche differenti, un playmaker di centrocampo, un esterno alto e una punta. E il Napoli, senza Champions League, difficilmente potrà fare un mercato all’altezza delle prime posizioni nella prossima stagione.

De Zerbi

De Zerbi: l’erede carismatico ma fragile

Roberto De Zerbi sta appassionando tifosi e addetti ai lavori con il suo lavoro fatto al Sassuolo. Tante belle prestazioni, vittorie incredibili e meritate ma anche qualche scoppola di troppo presa e, in generale, la sensazione che forse – almeno per certi versi – non sia ancora totalmente pronto all’impatto con una big.

Anche qui – come per tutti – ci sono i pro e i contro. Sicuramente il fatto di conoscere già l’ambiente di Napoli (vissuto, in verità con poca fortuna, da calciatore) potrebbe aiutare meglio De Zerbi a immedesimarsi nella sua eventuale nuova realtà cercando di comprendere e assecondare al meglio i desideri della piazza. Il suo modello di gioco è poi molto simile non solo a quello avuto con Sarri ma anche a quello che Gattuso avrebbe voluto (e forse sta ancora cercando di) dare alla squadra, cioè una manovra offensiva con possesso palla a tocchi veloci pseudo tiki-taka ma con verticalizzazioni funzionali. De Zerbi è inoltre un tecnico affamato, voglioso di ribalta: la cerca, l’attende, lo si percepisce anche in alcune sue dichiarazioni. Sta aspettando l’occasione giusta e Napoli potrebbe esserlo.

Idealista e discontinuo

I problemi sorgerebbero però soprattutto nella fase difensiva. De Zerbi ha dimostrato in questi anni di essere un tecnico molto zemaniano, con una grandissima attenzione per la manovra offensiva ma con qualche difficoltà in quella di retroguardia. Il Napoli è una squadra già adesso senza equilibrio e il calcio di De Zerbi potrebbe essere troppo “spinto” per il momento azzurro. Come accennavamo già prima, la carriera di allenatore di De Zerbi finora ha vissuto molti alti e bassi: ha fatto sicuramente bene quasi ovunque sia stato ma con risultati parecchio discordanti e discontinui. E anche la discontinuità è un concetto che, al momento, il Napoli deve allontanare.

Infine, De Zerbi ha dimostrato spesso di essere un tecnico con un carattere un po’ particolare, sia nei confronti dei giocatori che durante le dichiarazioni. Vuole garanzie sulle sue idee e sulla progettualità ma anche sulla maniera di impostare il suo gioco. Visti questi idealismi, le difficoltà comunicative potrebbero sorgere da un momento all’altro, sia con la squadra che con la dirigenza.

Juric

Juric: carattere senza gioco?

Una soluzione sicuramente diversa ma comunque attuabile potrebbe portare al tecnico del Verona Ivan Juric. Sicuramente uno dei pro sarebbe la certa valorizzazione dei giocatori che il tecnico attuerebbe a Napoli. All’Hellas, tra gli altri, Juric nella sua avventura ha lanciato i vari Rrahmani, Kumbulla, Silvestri, Zaccagni e Barak mostrandosi anche bravo a recuperare giocatori che sembravano aver smarrito certezze come Dimarco, Di Carmine, Borini e tanti altri. La scelta di Juric poi andrebbe vista quasi come una sorta di ritorno al passato mazzarriano: difesa a 3, grande grinta e carattere in mezzo al campo, squadra aggressiva e vogliosa di mangiare l’erba per prevalere, con coraggio e senza arrendevolezza, sull’avversario.

Di contro, l’avvento di Juric significherebbe l’ennesimo strattone tattico per quanto riguarda questi anni. Proprio un modulo diverso e una maniera di giocare forse molto efficace ma un po’ troppo “vecchia” potrebbero non fare al caso del Napoli, che da anni è ormai una squadra impostata per plasmare e creare manovra. Inoltre Juric è un allenatore che chiederebbe ai suoi giocatori grandissima disponibilità tattica e di corsa. Questo lo si può fare benissimo quando una squadra è giovane e livellata nei valori, senza giocatori con uno status più elevato di altri. In una squadra come il Napoli – salvo un pesantissimo ridimensionamento in tal senso – difficilmente un sacrificio del genere verrebbe ben visto.

Vincenzo Italiano

Italiano: bravo ma inesperto

Vincenzo Italiano è forse il nome più “affascinante” tra quelli per la panchina azzurra, perché in alcuni aspetti sembra replicare proprio il percorso di Sarri. Il suo Spezia – seppur con qualche uscita a vuoto – sta veramente stupendo in Serie A. Non è un caso che squadre come lo stesso Napoli e il Milan siano cadute sotto la furia dei liguri.

Anche Italiano sarebbe quasi perfetto soprattutto per il modello di calcio espresso. Il suo schieramento prevede infatti una squadra stretta, coesa, che si muove all’unisono creando spazi e movimenti coerenti per il compagno di turno. Davvero un belvedere e spesso, anche quando ha perso, lo Spezia ha mostrato comunque spettacolo, giocando sempre la partita all’altezza. Italiano peraltro è sempre stato in grado di fare una forte impronta di gioco alle sue squadre. Come detto, lo Spezia a tratti si comporta come una big. La partita contro il Milan è un esempio lampante, con i rossoneri dominati e lasciati senza tiri in porta.

Anche qui però potrebbero sorgere delle difficoltà. Innanzitutto perché – come De Zerbi – anche la fase difensiva dello Spezia sembra tutto fuorché irreprensibile. Basta guardare i dati del campionato attuale per rendersene conto. Infatti a fronte di 30 gol fatti sono 41 quelli subiti (la quarta peggior difesa della Serie A). In un’ultima analisi, rispetto a tutti gli altri candidati Italiano è sicuramente quello con meno esperienza della categoria. Lo era anche Sarri, ovvio. Ma, come si suol dire, “non è sempre Natale”.

Di seguito, ecco il grafico che riassume l’articolo:

Sarri De Zerbi Juric Italiano

Claudio Agave

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