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Maradona, l’ex preparatore atletico: “Vi racconto di Diego, impossibile dimenticare lui e Napoli. La Superlega? Mi è sembrata una…”

Maradona

“Di Napoli ho migliaia di ricordi. È una città che è nel mio cuore, lo sarà per sempre, sia la città che la sua gente. Al di là dei paesaggi, a Napoli mi sono sentito sempre a casa. Il blu del mare, il Vesuvio, la costiera amalfitana, tutto. Assolutamente tutto. Ogni giorno ho ricordi di questa città meravigliosa”. Così Fernando Signorini, storico preparatore atletico del barrilete cosmico ai microfoni di Napoli Magazine.

Maradona, l’ex preparatore atletico: “Vi racconto di Diego, impossibile dimenticare lui e Napoli. La Superlega? Mi è sembrata una…”

“Mi viene in mente Napoli nella sua interezza. Napoli è il sole, il mare, la musica, il cibo e soprattutto gli amici, i vicoli. Napoli è meravigliosa. Ero con Diego il giorno in cui fu presentato per la prima volta ai napoletani allo stadio San Paolo. Era un normale giorno lavorativo, eppure lo stadio era gremito solo per vederlo. Poi è chiaro che non posso dimenticare le finali, le gare di campionato, la passione dei napoletani durante la settimana, la festa del primo scudetto e anche la festa per il secondo scudetto sulla barca con Ferlaino. Ma anche le partite contro Juventus e Milan. Davvero un ricordo più bello dell’altro, è impossibile dirne soltanto uno. Maradona eterno per Napoli? Anche per gli argentini è così, ma soprattutto per i napoletani il ricordo di Diego sarà sicuramente eterno. Maradona verrà sempre ricordato a Napoli per quello che ha fatto per la squadra e per la città, non ho dubbi a riguardo, sarà sempre così. Sarebbe una gioia tornare a Napoli, però purtroppo con questa pandemia dobbiamo restare ancora a casa. Dobbiamo stare ancora molto attenti, perché questo virus è veramente pericoloso. Sono sincero: domani stesso vorrei essere a Napoli, perché lì c’è gran parte della mia vita. Senza Napoli non sarebbe stata la stessa vita per me. Come preparai Diego per i mondiali negli USA nel ’94? Il metodo fu il solito. Ci conoscevamo da tanto tempo, per cui sapevo bene di cosa avesse bisogno. Non è stato per nulla difficile. Ricordo che scelsi un posto in totale solitudine in Argentina, nella Pampa, perché avevamo bisogno di essere soli, se la preparazione fosse avvenuta a Buenos Aires di sicuro ci sarebbero stati tantissimi giornalisti e gente pronta a stargli addosso. In quell’occasione aveva bisogno di un altro ambiente, per raccogliere tutta la sua forza e la sua grinta per realizzare così il suo sogno di giocare quel Mondiale. Maradona meglio di Pelè? Mi sembra troppo semplice ridurre tutto a questa frase. Se fosse stato Maradona brasiliano e Pelè argentino cosa si sarebbe detto? E se Diego fosse andato alla Juve e Pelè al Napoli, cosa avremmo detto? Parliamo di due calciatori che hanno scritto la storia mondiale del pallone. Come Messi, Alfredo Di Stefano, Johan Cruijff, sono calciatori stupendi. Paragonarli non ha senso. Le uniche persone che possono dire se Maradona è meglio di Pelè, o viceversa, sono i genitori di Diego e di Pelè per ovvi motivi. Credo che sia molto difficile pensare che possa nascere un nuovo Maradona, soprattutto per il suo spirito ribelle contro il potere. Oggi il potere sa che sarebbe un rischio avere un calciatore in grado di metterlo in discussione, per cui verrebbe messo subito in riga. Diego è stato a mio avviso l’ultimo calciatore in grado di poter dire il suo pensiero, che a volte è andato contro dirigenti, giornalisti e perfino il Papa. La gioia più grande per Maradona? Credo che la gioia più grande di Diego si sia verificata ogni domenica, quando scendeva in campo. Il pallone, gli spalti, le urla della gente erano il suo mondo. Avere un pallone tra i piedi è stata di sicuro la sua gioia più grande, oltre gli scudetti, le Coppe e il Mondiale vinto con l’Argentina. Il pallone è stata la cosa più importante, sotto il profilo sportivo, che ha avuto Diego. Era fidanzato con il pallone, era la sua amante preferita. Le somiglianze tra argentini e napoletani? Ci sono tanti punti di contatto tra napoletani ed argentini. Non dimentichiamo che il 60% degli argentini sono figli e nipoti di italiani, molti del Sud Italia ed in particolare di Napoli. Ho tanti amici con genitori napoletani. Ci assomigliamo in tante cose ed è curioso. Diego, ad esempio, era un napoletano nato a Buenos Aires. Diego aveva bisogno di allenamenti specifici per lui. Era un calciatore con caratteristiche particolari. Non solo sotto l’aspetto fisico, ma anche delle emozioni e dal punto di vista psicologico. Ho sempre creduto che l’aspetto mentale fosse fondamentale. Lavorare a Napoli? Sì, mi piacerebbe tornare a lavorare a Napoli per formare i giovani più che nella prima squadra. Il calcio professionistico, ad alti livelli, praticamente non mi interessa più. Tornerei volentieri a lavorare nel settore giovanile del Napoli. Il Napoli di Gattuso? Non è facile qualificarsi per la Champions, ma la fiducia non deve mai mancare. Il Napoli ha dei grandi calciatori, ho visto che hanno vinto un importante scontro diretto, sarebbe una gioia qualificarsi, però quando si parla di probabilità si sa che nel calcio può succedere di tutto. Consigli a Mertens e Insigne? Né Mertens e né Insigne hanno bisogno di consigli. Hanno bisogno di fiducia e del pallone. Non possono essere considerati calciatori normali, sono dei fuoriclasse che necessitano di libertà per giocare. Gli basta il sorriso per godere delle partite.” Una chiosa sulla Superlega. “La Superlega mi è sembrata una schifezza. Mi è parsa una vergogna per le squadre, per i calciatori e per la storia del calcio. Mi è sembrata una mossa del sistema neo liberale. È un’idea partorita da chi ha il potere. Pochi hanno tantissimo e sono tantissimi che non hanno niente. In questo senso la Superlega ha rispecchiato questo concetto. I campioni hanno fatto grande questo sport, i dirigenti capiscono poco o nulla di calciatori”.

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