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CdS, Giordano: “Insigne? Credo abbia capito di dover convivere con l’irritualità di non essere profeta in patria”

Insigne
CdS, Giordano: "Insigne? Credo abbia capito di dover convivere con l'irritualità di non essere profeta in patria"

A Radio Marte nel corso della trasmissione “Marte Sport Live” è intervenuto Antonio Giordano, giornalista.

CdS, Giordano: “Insigne? Credo abbia capito di dover convivere con l’irritualità di non essere profeta in patria”

“Top 11 UEFA dell’Europeo senza CR7? Penso che altri abbiano fatto meglio, sarebbe stato bello vedere Schick centravanti ma Lukaku è stato molto più pieno in certi momenti. Sulle formazioni poi ognuno dice la sua, il giudizio è labie e si possono accontentare o scontentare tutti. L’ambiente Italia riproposto a Napoli? Credo che sia una condizione anche dell’anima quasi irripetibile. Il capolavoro di Mancini è stato quello di aver creato qualcosa che sfugge alle nuove generazioni. Bisogna tornare indietro ai tempi di Bearzot e di Lippi. Con le squadre di club però è più difficile perché non le si può vincere tutte e nel calcio la differenza la fanno i risultati.

Donnarumma non si era accorto di aver vinto? La sua faccia è stata bellissima! Si portava indietro il retaggio mnemonico del VAR. Il personaggio merita di essere approfondito con una lettura molto più ampia e serena. A 16 anni e 8 mesi per me mio figlio era un bambino, a lui affidarono la responsabilità di difendere la porta del Milan.

Spalletti vuole rivalutare i giocatori? A me innanzitutto è piaciuta la sua conferenza stampa, di grande personalità. Non penso si possano pilotare gli allenatori, non con quelli giovani, figuriamoci con uno come lui. Conosce poco di Napoli ma conosce la squadra. Non mi pare che abbia detto che voglia giocare con due giocatori fisici nel 4-2-3-1. Ad ogni modo, non possiamo far finta che non sia successo nulla. Si è dovuto rinunciare alla Champions League, ora nessuno è in condizioni di spendere oltre le proprie capacità e il Napoli ora deve vendere prima di comprare. Malcuit? Nelle prime formazioni del Napoli di Ancelotti lui c’era.

Accanimento su Insigne? Non lo capiremo mai ma nessuno è profeta in patria. Il tiro a giro è diventato un marchio di fabbrica come pochi in questo Europeo ed è diventato decisivo in una partita. Soprattutto è il gesto identitario che viene apprezzato molto di più altrove e all’estero che non nella sua città. Credo che a 30 anni Lorenzo abbia capito di dover convivere con questa irritualità, forse dipesa da un gesto d’amore.

Un giocatore degli Europei da comprare? Dolberg”.

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Claudio Agave

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