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Jorginho, il golden boy azzurro: “Così sono diventato italiano. Pallone d’oro? Noi viviamo di sogni”

Jorginho

L’uomo d’ordine, l’uomo “ibrido”. Il nuovo che avanza, la modernità fatta giocatore. L’ex faro del Napoli vive un magic moment: uno degli eroi azzurri di Wembley, ha rilasciato un’intervista a una tv brasiliana in auto mentre andava all’aeroporto di Fiumicino prima di imbarcarsi per le vacanze in Grecia. E ha parlato anche dell’eventuale candidatura all’ambito premio di France Football…

Jorginho, il golden boy azzurro: “Così sono diventato italiano. Pallone d’oro? Noi viviamo di sogni”

Parafrasando l’indimenticato Dalla, Jorge ha palesato al mondo il suo essere eccezionale nella normalità. Ma è così cambiato il suo modo di giocare? No, in fondo si tratta dello stesso giocatore accusato di vendere fumo con passaggi corti buoni solo a ingrassare le statistiche. Forse però, guidati da risultati convincenti, abbiamo imparato ad apprezzare davvero il valore dei suoi ricami. L’intelligenza senza palla è un dono che anche i detrattori più aspri gli riconoscevano. Oggi l’italo-brasiliano sa muoversi alla perfezione per fornire uno scarico ai difensori o per portare via un avversario e lasciare la linea di passaggio verso un compagno. Si tratta soprattutto di movimenti in orizzontale, che seguono la circolazione della palla tra un difensore e l’altro che lo rendono imprescindibile in ogni scacchiere. Chissà cosa avrebbe combinato con la nazionale verdeoro, che sicuramente non ha colto la bontà del suo lavoro per tempo: “Perché ho scelto l’Italia? Io ho anche giocato nell’Under21 per l’Italia. Non appena mi è arrivata la chiamata, ho accettato subito. Onestamente vedevo la nazionale brasiliana come qualcosa di lontano. Sono cresciuto in Italia e l’Italia mi ha aperto delle porte. Insomma, onestamente non ci ho pensato due volte. Dopo l’Under 21, avevo giocato con la Nazionale maggiore azzurra solo amichevoli. A novembre 2017 arrivò la convocazione per lo spareggio mondiale con la Svezia ma in quel periodo mi aveva cercato anche il Brasile. Edu Gaspar, ex coordinatore della nazionale verdeoro, mi aveva detto: Jorge, stiamo pensando di chiamarti, ma non posso garantire nulla. So che è difficile, parla con la tua famiglia. E tutto si è complicato. Era il mio sogno d’infanzia giocare col Brasile. Ma sentivo che l’Italia aveva bisogno di aiuto, si giocava quella partita fondamentale con la Svezia. E quando ho avuto bisogno di aiuto, l’Italia mi ha aiutato, mi ha abbracciato e mi ha aperto le porte. Non mi sentivo a mio agio a voltarle le spalle. Il mio cuore ha detto No, l’Italia ha bisogno di te. Quindi ho fatto quella scelta e sinceramente ne sono molto contento”. E ne sono contenti anche gli italiani, che si augurano un giusto premio per l’encomiabile contributo dimostrato: “Il Pallone d’oro? Viviamo per i sogni – ammette l’ex Napoli, ora al Chelsea -. Ma sarò abbastanza onesto: dipende dai criteri che portano ad assegnarlo. Se parliamo di talento, sono consapevole di non essere il migliore al mondo. Se invece si sceglie in base ai titoli, be’, nessuno ha vinto più di me in questa stagione. Come mi confronterò con Messi, Cristiano Ronaldo o Neymar? Loro hanno caratteristiche completamente diverse dalle mie, ma ripeto, dipende dai criteri”.

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