Olivier Giroud, attaccante del Milan e fresco campione d’Italia, nella giornata odierna ha presentato il suo libro autobiografico, trattando particolari aneddoti anche della scorsa stagione.
Giroud dichiara: “Potevo essere un giocatore dell’Inter..”
Olivier Giroud nella presentazione del libro ha trattato alcuni aneddoti legati al suo trasferimento al Milan e non solo. Ecco quanto riportato:
Il mancato trasferimento all’Inter
“Quando ero al Chelsea, chiesi a Lampard di potere andare via. Mi rispose che non mi avrebbe fatto partire fin quando non avesse trovato un sostituto. Però mi promise anche che avrei avuto la mia opportunità. Infatti, nelle ultime dieci partite ho fatto otto gol. Abbiamo vinto la Champions. E a quel punto Lampard non voleva farmi andare via”. Ed eccola, la stoccata ai nerazzurri: “L’Inter era molto interessata a me, ma mi hanno detto che non avevano soldi. Il destino mi ha voluto rossonero, non nerazzurro. Mi cercarono anche alla Lazio, con quel gentleman di Tare che prese un aereo apposta per me, e il Tottenham, ma sarebbe stata una scelta non facile per me, che avevo giocato all’Arsenal”.
Goal scudetto
“Per me è stata un’emozione paragonabile a quella della vittoria del Mondiale con la Francia. I milanisti lo aspettavano da tantissimo tempo. E ce la siamo goduta in piazza. Con la nazionale francese invece andammo troppo veloce con il pullman trionfale, con grande delusione dei tifosi”. Una vittoria, quella del diciannovesimo scudetto milanista, che il francese non ha ancora smesso di festeggiare: “Ho passato tutta l’estate a cantare “i campioni dell’Italia siamo noi”, l’ho insegnato anche ai miei figli. Ho insegnato loro anche Pioli is on fire. Ormai non conosco nemmeno le parole della canzone originale di Gala “. Poi un accenno a quel tabù che ha sfatato, accettando di vestire la maglia numero 9: “Portare la maglia di Inzaghi non mi spaventa.. Il Milan ha avuto tanti grandi numeri 9 ma Pippo è il più grande. Amo anche il numero 7, ma non gli attribuisco poteri magici. Sono religioso, non superstizioso”.
Mario Angelillo
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